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Con gli occhi dei bambini

Sul sito di Repubblica di qualche giorno fa è apparso un breve commento che accompagnava un video molto interessante e tenero: «Il progetto "Con i loro occhi" è nato dalla necessità di raccontare queste settimane di emergenza Covid attraverso lo sguardo dei bambini, i grandi dimenticati della quarantena. Ancora oggi nella fase 2 si chiede loro uno sforzo quasi impossibile: non toccare i nonni, non giocare con altri bambini, andare al parco ma senza altalena o scivolo. Si accontentano di una scuola a distanza, di genitori in casa alle prese con lo smart working. Si adattano, o quantomeno ci provano. Ma per quanto ancora e con quali conseguenze? Questo è l'interrogativo delle madri, esauste, che hanno girato questi video» (Cecilia Carpio). Clicca qui per vedere il filmato.

Non è stata certo facile in questo periodo la gestione dei bambini da parte dei loro genitori. Ma non lo è soprattutto per i bambini, in particolare i più piccoli o quelli con qualche disabilità. Difficile per loro comprendere scelte più o meno obbligate da parte delle autorità che hanno letteralmente sconvolto il loro naturale modo di vivere, fatto magari di poche cose, ma indispensabili. Alla lunga il tutto diventa molto pesante e difficile da accettare.

Ecco perché è di assoluta importanza che genitori, educatori e chiunque abbia relazione con dei bambini sappia spiegare bene, con le parole giuste, quello che sta succedendo. Se verrà fatto, se ci occuperemo non solo di riempire il loro tempo, ma di fare di questa esperienza un prezioso momento di crescita, ci ritroveremo con figli che, crescendo e diventando donne e uomini, non solo non dimenticheranno questi particolari momenti, ma si ritroveranno con insegnamenti che saranno dei pilastri nel loro percorso di crescita e maturità.

La Parola di Dio ci insegna ad avere un’attenzione del tutto particolare per i nostri figli e i bambini in generale, specialmente nella trasmissione dei giusti insegnamenti. Per farlo in modo corretto e proficuo, dobbiamo essere in primo luogo noi ad aver imparato qualcosa da tutto quello che ci è successo e non dimenticare cosa questo periodo ci ha voluto insegnare: Soltanto, bada bene a te stesso e guàrdati dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste, ed esse non ti escano dal cuore finché duri la tua vita. Anzi, falle sapere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. (Deuteronomio 4:9)

Non dobbiamo dimenticare, non solo per noi quindi, ma anche per la generazione futura, per i nostri figli e i figli dei nostri figli.

Per ricordare però può essere sufficiente un resoconto di un giornale, un video, un libro di storia o, nel caso degli insegnamenti di Dio, la sua Parola scritta. Ma abbiamo bisogno che il nostro ricordo abbia transitato nel nostro cuore, affinché possa passare in maniera efficace al cuore dei nostri figli, così come doveva fare il popolo di Dio con i suoi comandamenti: Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai (Deuteronomio 6:6-7).

Inculcare può sembrare una brutta parola, frutto di un’imposizione. Il verbo vuol dire ‘ripetere diligentemente’ e deriva da una radice che ha il significato di ‘scolpire, incidere’. Dobbiamo portare ai nostri figli un insegnamento incisivo, che li accompagni in ogni momento della vita.

Come adulti, cosa abbiamo imparato da Dio in questi frangenti? Abbiamo riflettuto considerando anche i suoi insegnamenti? Li abbiamo messi nel nostro cuore? Li abbiamo trasmessi ai nostri figli? Abbiamo dedicato tempo e energie a questo scopo?

Gesù ci insegna anche a imparare dai bambini, a vedere le cose con i loro occhi anche quando parliamo di fede. Gesù rimproverò varie volte i suoi discepoli per la loro mancanza di fede, per il loro ragionare molto ‘umano’. Per insegnare loro quale doveva essere il giusto atteggiamento usò varie volte dei bambini come esempio: Allora gli furono presentati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Ma Gesù disse: «Lasciate stare i bambini e non impedite loro di venire da me, perché il regno dei cieli è di chi è come loro». (Matteo 19:13-14; vedi ancora Matteo 18:1-5)

“Chi è come loro”. Giovani vite che assorbono quello che gli viene detto, che credono a quello che gli viene raccontato e che lo accettano con semplicità e spontaneità. È con quegli occhi che dovremmo imparare anche noi a guardare a Dio, ad accettare la sua verità con una fede semplice e sincera.

Ma abbiamo anche un chiaro ammonimento a non essere di scandalo, di intoppo alle altre persone che, come bambini, si avvicinano a Dio con quella genuina spontaneità: Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare (Matteo 18:6).

Insegniamo ai bambini cose vere che abbiamo vissuto e messo nel nostro cuore e poi impariamo dai bambini, anche a lodare il Dio delle meraviglie: Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedute le meraviglie che aveva fatte e i bambini che gridavano nel tempio: «Osanna al Figlio di Davide!», ne furono indignati e gli dissero: «Odi tu quello che dicono costoro?» Gesù disse loro: «Sì. Non avete mai letto: “Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode”?» (Matteo 21:15-16).


 
 
 

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