Tempo di esami. Strani e inconsueti, anzi, senza precedenti. Migliaia di studenti che dovranno affrontare i giorni degli esami in un modo pesantemente condizionato dalle restrizioni causate dalla pandemia. Si è persa quella dimensione collettiva, sia dei giorni precedenti che di quella durante gli stessi esami, anche se poi, ognuno deve comunque rispondere per sé stesso. Sebbene diversi, saranno in ogni caso dei veri esami e dall’esito di essi dipenderà un pezzo del proprio futuro, a breve o lungo termine.
Gli esami sono importanti perché sono un’indispensabile verifica del percorso formativo, che permette poi di passare a una fase successiva. Agli esami di scuola ne seguiranno altri, lungo tutto il percorso della nostra vita e anche quelli, magari senza rilasciare diplomi, segneranno un progresso, un avanzamento nella maturità personale.
Anche Dio esamina. Guarda, osserva, verifica quali sono i passi che abbiamo fatto, cosa ne è stato dell’insegnamento che ci ha dato, quale risposta abbiamo dato alle sue domande, cosa ne abbiamo fatto della sua offerta di salvezza e di aiuto quotidiano.
Anche questo esame, a cui Dio chiede di sottoporre noi stessi, non è un’azione collettiva, ma strettamente personale, come personale è la sua opera verso di noi. Dio, che già conosce l’esito, chiede a ognuno di noi di esaminarsi, in modo da poter avere consapevolezza di cosa siamo, cosa pensiamo, cosa crediamo: Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla prova. Non riconoscete che Gesù Cristo è in voi? A meno che l’esito della prova sia negativo (2 Corinzi 13:5).
Le domande sono chiare e senza rischio di fraintendimenti: siamo nella fede? Siamo persone che credono in Dio? Non solo che esiste Dio, cosa ovviamente fondamentale, ma non sufficiente (Giacomo 2:19), ma che Dio ha un piano personale per ognuno di noi, messo in atto in Gesù e rivelato nella sua Parola: In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita (Giovanni 5:24). Un ascolto e una fede che non è solo una mera accettazione intellettuale di quello che abbiamo sentito o letto, ma qualcosa di ben più profondo: «La parola è vicino a te, nella tua bocca e nel tuo cuore». Questa è la parola della fede che noi annunciamo; perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati (Romani 10:8-10).
La conferma che la fede sia qualcosa di più radicato e che accettare vuol dire anche poter poi verificare quello che siamo diventati, viene dalla seconda domanda: riconosciamo che Gesù è in noi?
Abbiamo sperimentato un cambiamento così netto, una rinascita spirituale, in modo da poter verificare che Gesù vive in noi per mezzo dello Spirito che ha donato a tutti coloro che credono? Sperimentiamo, in modo pratico e reale, la sua presenza (Romani 8:9-11)? Tante domande a cui è necessario rispondere, e rispondere in maniera positiva.
Se l’esito dell’esame fosse negativo, allora dovremmo fare un passo indietro e porci quella stessa, fondamentale domanda che Gesù fece direttamente ai suoi discepoli, dopo aver chiesto loro l’opinione altrui: E voi, chi dite che io sia? (Matteo 16:15). Chi è Gesù per noi, chi è Gesù per te? Un profeta, un brav’uomo, o magari un fanatico o un impostore? Pietro non ebbe dubbi: Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Matteo 16:16). Pietro aveva capito chi era quel Gesù che aveva davanti e lo confessa. Il Messia promesso, il Salvatore che proviene dal Padre ed è egli stesso Dio, era colui che gli poneva questa vitale domanda. Non tutto gli era ancora perfettamente chiaro e Gesù dovrà chiarirlo in seguito in maniera inequivocabile, ma quella era una risposta giusta e sincera, un esame superato brillantemente. Pietro dovrà, più avanti rispondere a un’altra importantissima domanda, ma di questo ne parleremo domani.
Dobbiamo però essere assolutamente onesti quando esaminiamo noi stessi, valutarci non in funzione di altri, ma per quello che realmente noi siamo: Ciascuno esamini invece l’opera propria; così avrà modo di vantarsi in rapporto a se stesso e non perché si paragona agli altri (Galati 6:4).
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