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Atto dovuto o atto voluto?

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Si sta discutendo in questi giorni se un certo intervento verso esponenti del governo da parte di un magistrato sia un atto dovuto o un atto voluto, cioè se sia stato necessario e senza possibilità di astenersi dal farlo, o se fosse un atto frutto di una scelta volontaria, magari per dei secondi fini.

Credo che ognuno di noi, a diversi livelli, si sia trovato o si trovi nella condizione di valutare se una determinata cosa la si deve fare o la si vuole fare e se quindi la scelta è spinta dalla reale necessità o da altro. Certamente ci sono cose che dovremmo fare e non vogliamo e cose che vogliamo ma che forse sarebbe meglio non fare (o che non servirebbe fare). A noi giudicare cosa ci spinge ad agire in un certo modo piuttosto che in un altro.

Ma se parliamo del piano di salvezza messo in atto da Dio, cosa ha spinto Gesù a morire sulla croce, in quel modo? Era un atto dovuto o voluto? Leggiamo: Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno. (Matteo 16:21). Questo versetto, e altri simili, ci parlano di dovere, di necessità, di evidente mancanza di alternativa.

C'era un piano dietro, un progetto che prevedeva una soluzione, l'unica possibile a un problema. E il problema era nostro, è il nostro. Si chiama peccato e riguarda tutti noi, perché "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio" (Romani 3:23) e "il salario del peccato è la morte" (Romani 6:23a). Sì, che ci crediamo o no, il nostro problema era talmente grave da far sì che per uscirne non c'era altra soluzione che quella messa in atto da Dio in Gesù.

Non solo Gesù mette in atto il piano del Padre per noi, si sostituisce a noi, ma lo fa come un dono, come un'offerta gratuita, come ci dicono le parole che seguono i due versetti appena letti, dove due splendidi 'ma', ribaltano completamente la situazione: ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù (Romani 3:24), ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore (Romani 6:23b).

Forse riusciamo a capire il perché (e dobbiamo farlo se vogliamo essere salvati), ma magari ci riesce difficile accettare che quello fosse l'unico modo possibile. Come Pietro, che davanti a coloro che vengono per arrestare Gesù, per condannarlo e ucciderlo, lui "giusto per gli ingiusti" (1 Pietro 3:18) prova a ribellarsi, a reagire, ma Gesù lo ferma: Allora Gesù gli disse: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada. Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi mandi in questo istante più di dodici legioni d’angeli? Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che così avvenga?» (Matteo 26:52-54). Ancora il bisogno, ancora quella assoluta necessità, quel dovere già annunciato e previsto dalla Parola di Dio che prefigurava il suo piano. Un piano a cui Gesù ubbidisce, come un atto dovuto, ma anche voluto, volontario: Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest’ordine ho ricevuto dal Padre mio» (Giovanni 10:17-18).

Sì, Gesù ha dovuto morire al posto nostro perché non c'era alternativa per noi, perché solo un sacrificio così, unico e totale, poteva lavare via le nostre colpe.

Ma Gesù ha anche voluto farlo. E lo ha fatto per amore. Ecco, è l'amore il motore che ha messo in atto il piano di Dio. Amore di un Padre per i suoi figli lontani e persi: Dio invece mostra il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Romani 5:8); In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati (1 Giovanni 4:9-10).

È per l 'amore per noi e per l'amore verso il Padre che Gesù porta avanti fino in fondo il piano di salvezza. Perché Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità" (1 Timoteo 2:3) e questa sua volontà è passata attraverso Gesù, e solo attraverso lui, perché "In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati". (Atti 4:12). Un atto dovuto, un atto voluto. Per amore. Per noi.



 

 
 
 

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