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Tempi diversi

un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare cordoglio e un tempo per ballare, un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci (Ecclesiaste 3:4-5)


I tempi non sono sempre uguali. I giorni, le situazioni che ognuno di noi vive, non sono sempre uguali. Ci sono indubbiamente nella vita momenti più felici e altri più tristi, giorni in cui tutto è facile e altri pesanti e difficili. Il tempo che stiamo attraversando in queste settimane è indubbiamente un tempo diverso da quelli che ognuno di noi ha vissuto finora. Non necessariamente peggiore per ognuno, ma sicuramente diverso per tutti.

Salomone, nello scrivere i versi che troviamo in Ecclesiaste 3, ci parla di tempi di forti contrasti. Quello che forse non poteva prevedere nemmeno Salomone era il fatto che questi contrasti potessero coinvolgere centinaia di milioni di persone in tutto il mondo e nello stesso momento. Un cambiamento forzato e improvviso di abitudini consolidate. Ecco che chi fino a ieri ballava, oggi non lo può più fare. Ecco che chi fino a ieri si abbracciava, ora deve astenersi dal farlo e restare a una distanza di sicurezza per non mettere a rischio la propria e altrui salute.

Dio invita gli uomini a riflettere sul tempo e sui tempi che sta vivendo e lo fa con scopi ben precisi. In primo luogo, ci dice l’Ecclesiaste nei versetti successivi, Dio mette l’uomo nella condizione di guardare attorno a sé, dentro di sé e contemporaneamente in alto, verso un Dio troppo spesso dimenticato: Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta (v. 11).

Chiediamo al Signore e contribuiamo affinché, in questi giorni in particolare, l’uomo possa capire che la vita è molto di più di quella lineetta che separa la data di nascita da quella della morte. Non capirà tutto e noi non riusciremmo a spiegare tutto quello che nemmeno noi possiamo comprendere fino in fondo, ma preghiamo che possa scoprire (o riscoprire) il “pensiero dell’eternità” che Dio ha messo nei loro e nei nostri cuori.

In secondo luogo l’invito è a riconoscere che tutto il bene che possiamo vivere non è né scontato né dovuto, ma un dono di Dio: Io ho riconosciuto che non c’è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita, ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio. (vv. 12-13)

Infine, mentre l’uomo vive corsi e ricorsi storici, seppur ognuno peculiare del tempo in cui è inserito e facente parte del piano globale di Dio (v. 15), siamo invitati a riconoscere che l’unica costante, l’unico punto fermo dell’universo è Dio stesso. Ed è a lui che dobbiamo rivolgere il giusto timore, che può diventare l’arca di salvezza per coloro che credono in lui (vedi Ebrei 11:7): Io ho riconosciuto che tutto quel che Dio fa è per sempre; niente c’è da aggiungervi, niente da togliervi; e che Dio fa così perché gli uomini lo temano (v. 14).

Meditiamo dunque, e facciamo meditare, sul tempo che stiamo vivendo, ringraziando il Signore che ci ha messo in cuore il pensiero dell’eternità, facendoci alzare gli occhi verso colui che è la nostra salvezza (vedi Michea 7:7).





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