“È bello stare qua!” Il valore della vera amicizia

Uno dei numerosi problemi derivanti dall’uso continuo dei social è la costante distrazione, che ha come conseguenza non solo quella di diminuire notevolmente la nostra capacità di concentrazione, ma anche di limitare la relazione reale tra le persone, sviluppando solo quella virtuale e superficiale.

È solo nello stare insieme in presenza, senza filtri, schermi o quant’altro, che possiamo costruire una vera relazione, fatta di sguardi, di gesti, di parole, ma anche di silenzi. Una camminata insieme in un bosco, anche se fatta in silenzio, sviluppa più relazione di ore di chat online e di centinaia di scambi di messaggi.

L’etimologia della parola ‘amico’ ci dice che deriva dal verbo amare e che significa, letteralmente, “colui che ama”. E se uno ama qualcuno, vuole stare con lui, passare del tempo insieme, vicini. L’amicizia non è quindi quella che si richiede o si concede, talvolta a uno sconosciuto, su Facebook o su Instagram, ma quella in cui si instaura una relazione d’affetto e di aiuto reciproco fra due persone. Ed è proprio così che la Parola di Dio definisce un amico: L’amico ama in ogni tempo; è nato per essere un fratello nella sventura (Proverbi 17:17).

Non dipende quindi dal numero di “amici” che uno ha, ma dalla qualità della relazione di amicizia: Chi ha molti amici può esserne sopraffatto (traducibile anche con “amici che si rovinano a vicenda”), ma c’è un amico che è più affezionato di un fratello (Proverbi 18:24).

La Bibbia ci riporta varie storie di amicizia sia positiva (come quella tra Davide e Gionatan), che negativa (es. gli amici di Giobbe), che ci insegnano molto su cosa un amico dovrebbe o non dovrebbe essere.

Gesù chiama amici quelli che hanno creduto in lui e che lo seguono: Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio (Giovanni 15:15). L’amicizia di Gesù aveva a che fare principalmente con una conoscenza reciproca, con il far conoscere agli amici le cose che lo riguardavano. Era anche una condivisione comune di gioia (Giovanni 15:11) e che si aspettava in cambio una reciprocità, fatta anche di ubbidienza verso l’amico (v. 14), quell’amico che avrebbe dato la sua vita per loro, perché “Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici” (v. 13). Se Gesù ci ha dato una dimostrazione pratica di cosa vuol dire amare, lo ha fatto anche in relazione alla vera amicizia (e in greco, come in italiano, ‘amore’ e ‘amico’ vengono dalla stessa radice).

A un certo punto della sua vita terrena, Gesù chiama con sé tre dei suoi discepoli e amici, per condividere con loro un’esperienza unica, quella della trasfigurazione, cioè della sua momentanea manifestazione gloriosa, in cui compaiono con Gesù anche figure del passato come Mosè e Elia (Marco 9:2-4). Pietro e gli altri non capirono quello che stava succedendo, ma la gioia di quel momento provocò una reazione spontanea di Pietro: “Pietro, rivoltosi a Gesù, disse: «Rabbì, è bello stare qua; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia»” (Marco 9:5).

Anche se non avevano capito tutto, sapevano che era bello stare con Gesù in quel momento, condividere tutti insieme quell’esperienza, prolungarla, per quanto possa anche averli spaventati, vista l’eccezionalità dell’evento (v. 6).

Sì, stare con l’amico Gesù, con colui che ci ama, è bello a prescindere dalla situazione che viviamo, da quello che capiamo o non capiamo. Perché è bello stare con chi ti ama e che tu ami.

Signore, a volte non capiamo tutto o subito quello che ci dici nella tua Parola; certe cose  ci sembrano anche dure da ascoltare e difficili da mettere in atto (Giovanni 6:60), altre sono complicate da vivere, ma l’importante è aver passato del tempo insieme, perché “è bello stare qua”, con te, come con un amico vero.