«Ogni anziano che muore è una biblioteca che brucia». Così disse lo scrittore maliano Amodou Hampâté Bâ nel 1962 davanti all’assemblea dell’Unesco, riferendosi alla perdita culturale che si assiste in Africa ogni qual volta un vecchio muore. Se ne va un mondo di saperi, di tradizioni, ma soprattutto di esperienze vissute attraverso decenni di vita.
Ma non è così solo per l'Africa, anche se lì l'anziano ha ancora un ruolo che è andato certamente un po' perso nel mondo occidentale.
Oggi stiamo assistendo a un’ecatombe di anziani. Sono i nostri genitori e i nostri nonni che, in numero esponenzialmente maggiore rispetto agli anni scorsi, stanno pagando il prezzo più alto delle conseguenze di questa epidemia. Alcuni paesi addirittura sembra non vogliano fare più di tanto per tenerli in vita...
Con loro però non se vanno solo persone che abbiamo amato e che ci hanno amato. Se ne vanno preziosi contenitori umani di esperienza. Non tutti hanno studiato, non tutti hanno hanno acquisito capacità particolari. Non è nemmeno detto che tutti, automaticamente, siano diventati per forza saggi. Ma tutti hanno vissuto. Più a lungo di noi figli e nipoti, prima di noi, e attraversando cambiamenti sociali epocali. Alcuni hanno anche vissuto la guerra, con la paura e le privazioni di quel tempo, la dittatura, l’orrore delle persecuzioni razziali, la fatica della lenta ricrescita di un paese. Hanno vissuto la gioia della democrazia, della libertà di scegliere i propri rappresentanti, la scuola per tutti, la possibilità di un posto fisso, della prima macchina, le prime ferie, la prima casa di proprietà. Ma tanti di loro hanno anche vissuto l’emigrazione, l’umiliazione di essere visti come esseri di un mondo inferiore rispetto a quelli più progrediti, che però contribuivano in prima persona a rendere ancora più grandi. Alcuni hanno sbagliato e hanno fatto esperienza dei loro errori.
Tutto questo e molto altro se ne va con loro, insieme alla biblioteca della loro memoria.
Molti oggi stanno provando il rimorso di non aver approfittato di tutto questo mentre erano ancora in vita, ora che non hanno avuto forse nemmeno il tempo di salutarli per l’ultima volta.
Dio, da sempre, ci insegna il profondo rispetto che si deve avere verso la persona anziana: Da’ retta a tuo padre che ti ha generato, e non disprezzare tua madre quando sarà vecchia (Proverbi 23:22); Àlzati davanti al capo canuto, onora la persona del vecchio e temi il tuo Dio. Io sono il SIGNORE (Levitico 19:32).
Ecco, è proprio l’onore l’aspetto che più volte troviamo nella Parola di Dio in relazione agli anziani, anche l’onore da loro acquisito per la loro lunga esperienza di vita: I capelli bianchi sono una corona d’onore; la si trova sulla via della giustizia (Proverbi 16:31; vedi anche Proverbi 20:29).
Siamo anche invitati con forza ad assisterli, in particolare coloro che sono soli, vedovi e vedove, perché Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede ed è peggiore di un incredulo (1 Timoteo 5:8; vedi anche Isaia 1:17; Salmo 68:5; Giacomo 1:27, ma sono tantissimi i riferimenti e gli inviti a sostenere le persone rimaste sole al mondo).
Tante volte ci siamo anche arrabbiati con i nostri anziani, trovandoli magari antiquati e un po’ cocciuti. Anche in questo caso la Parola ci istruisce su come dovremmo agire: Non riprendere con asprezza l’uomo anziano, ma esortalo come un padre (1 Timoteo 5:1).
Nulla si può ancora fare per quelli che non sono più tra noi, ma molto per quelli che sono ancora qui. Possiamo innanzitutto rendere loro l’onore per tutto quello che hanno fatto per noi, per quello che hanno costruito e che ci lasciano in eredità. Possiamo e dobbiamo rispettare la loro lunga esperienza di vita e, se talvolta abbiamo avuto o abbiamo occasione di scontro, esortarli amorevolmente.
Ma più di tutto, non dimentichiamoci di quello che hanno vissuto, anzi chiediamo loro quello che forse non abbiamo mai chiesto: Ricòrdati dei giorni antichi, considera gli anni delle età passate, interroga tuo padre ed egli te lo farà conoscere, i tuoi vecchi ed essi te lo diranno (Deuteronomio 32:7)
Quello che loro sono stati, o sono, è sotto ai nostri occhi; quello che noi saremo una volta arrivati alla loro età, è tutto da dimostrare. Se avremo osservato le loro vite, se non ci saremo dimenticati delle loro esperienze, se ne avremo fatto tesoro, sia di quelle positive che di quelle negative, saremo delle donne e degli uomini migliori, delle madri e dei padri migliori, delle nonne e dei nonni migliori.
Se possiamo, non lasciamoli soli oggi, per non sentirci più soli domani.
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