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Bisogno di spazio

Chi avrebbe mai pensato che il futuro di un’attività dipendesse dai metri quadri? Sì, perché chi si ritrova con un negozio, un bar, un ristorante con ampi spazi, riuscirà a gestire la distanza prevista tra le persone e quindi non perdere troppo in questa fase; chi, al contrario, non dispone di metri quadri sufficienti si può anche trovare nella circostanza di non poter riaprire o di dover ridurre in maniera drastica, e spesso non conveniente, la propria attività.

Anche l’apertura o meno delle sale di culto dipenderà dai metri quadri. Chi ha cento fedeli che frequentano regolarmente in un locale di cinquecento metri quadri, potrà continuare con regolarità le sue funzioni, chi ne avesse lo stesso numero ma in uno spazio ben più ridotto, no. Anche l’esercizio pubblico, comunitario, della propria fede è quindi condizionato dai metri quadri.

Gesù ci ha insegnato che non serve certo che ci siano tante persone per poter garantire la sua presenza spirituale tra coloro che credono in lui: Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Matteo 18:20). Ma le riunioni collettive, anche con moltissime persone radunate nello stesso posto, sono ampiamente previste e documentate anche nella Scrittura.

Ma è di altre ristrettezze e di altri spazi che oggi vogliamo parlare. Esiste uno spazio concesso da Dio, come segno di liberazione dal dolore. Nel caso dell’afflitto Giobbe, il giovane amico Eliu saggiamente gli ricorda che: Dio libera l’afflitto mediante l’afflizione e gli apre gli orecchi mediante la sventura. Te pure egli vuole liberare dalle fauci della distretta, metterti al largo, dove non è più angustia (Giobbe 36:15-16).

Giobbe avrebbe dovuto vedere la sua sofferenza come un mezzo per riflettere e imparare, confidando poi nella liberazione di quel Dio a cui si sarebbe rivolto. Interessante che la sofferenza venga chiamata qui distretta e angustia, cioè con due termini che ricollegano a qualcosa di stretto, che costringe in piccoli spazi. E la liberazione, come per uno uscito da una stretta prigionia, è fuori, al largo, in spazi aperti, dove non c’è più nulla di angusto.

Anche Iabes era, fin dalla nascita, marchiato da un segno di sofferenza, come richiama l’etimologia ebraica del suo nome (‘che ha causato dolore’): sua madre lo aveva chiamato Iabes, perché diceva: «L’ho partorito con dolore». Iabes invocò il Dio d’Israele, dicendo: «Benedicimi, ti prego; allarga i miei confini; sia la tua mano con me e preservami dal male in modo che io non debba soffrire!» E Dio gli concesse quanto aveva chiesto (1 Cronache 4:9-10). Tra le quattro richieste di Iabes, c’è anche quella di dargli spazi più ampi, nuovi territori in cui vivere, in cui agire e muoversi con maggiore libertà. Lo spazio è qui inteso anche come una benedizione e una liberazione dal dolore. L’enfasi da cogliere è comunque su un Dio che concede quello che un cuore sincero e sofferente gli chiede, che dà spazio a una vita ristretta e costretta dal dolore.

Infine, anche Davide sperimentò una liberazione da una situazione difficile, liberazione che viene indicata proprio come una uscita al largo, verso uno spazio liberatorio: Egli mi trasse fuori al largo, mi liberò, perché mi gradisce (2 Samuele 22:20; Salmo 18:19).

Ma ci sono anche spazi stretti che possono essere di benedizione, al contrario di quelli spaziosi: Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa (Matteo 7:13). Il passaggio da quella porta stretta, in cui si entra solo per fede e grazie al sacrificio di Gesù, è però indispensabile per arrivare a poter poi vivere per sempre nell’immenso spazio celeste, al largo, dove non è più angustia, dove Dio stesso “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21:4).

Come siamo potuti uscire dagli ristretti spazi delle nostre case, verso lo spazio aperto, così usciamo dalle ristrettezze del nostro dolore, verso lo spazio aperto della liberazione di Dio. E lì non si saranno problemi di metri quadri, c’è posto per tutti!


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