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Dall'esaltazione (del popolo) alle lacrime (di Gesù)

I vangeli ci raccontano, con ricchezza di particolari, quanto successo nell’ultima settimana di Gesù prima della crocifissione, cioè nei giorni che precedevano la pasqua ebraica. Ogni evangelista mette in risalto qualche particolare non citato dagli altri. Nel brano che guardiamo oggi ci riferiremo alla narrazione che troviamo in Luca 19. Nell’avvicinarsi a Gerusalemme leggiamo in Luca quello che anche gli altri evangelisti riportano, cioè dell’accoglienza trionfale che la folla fa a Gesù che, seduto su un puledro d’asina (Luca 19: 28-34), viene acclamato come “il Re che viene nel nome del Signore”: Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla via. Quando fu vicino alla città, alla discesa del monte degli Ulivi, tutta la folla dei discepoli, con gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutte le opere potenti che avevano viste, dicendo: «Benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!» (Luca 19:36-38).

È la settimana della festa dei pani azzimi e della Pasqua, la città è piena di persone venute da tutto Israele e oltre per celebrare una delle tre feste obbligatorie per ogni ebreo (Deuteronomio 16:16). La fama di Gesù si era sparsa ovunque durante i tre anni del suo ministerio terreno. E ora “tutta la folla dei discepoli, con gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutte le opere potenti che avevano viste”. Ma sono tutti veri discepoli questi ebrei che celebrano la pasqua esaltando Gesù? Hanno capito tutti che, come ci ricorda Paolo, Gesù è la nostra pasqua, che è stata immolata per noi (1 Corinzi 5:7)? Hanno capito tutti chi è veramente Gesù e quello che era venuto a fare? Visto che da lì a poco la folla (la stessa? una parte?) chiederà a gran voce e con insistenza di crocifiggerlo (Luca 23:18-23), qualche dubbio viene...

Se leggiamo con attenzione quello che il preciso Luca ci dice, vediamo che Gesù viene esaltato non per quello che è, ma “per tutte le opere potenti che avevano viste”. Lo esaltano per visione, non per fede.

Ma quello che stupisce di più è ciò che leggiamo subito dopo e che fa molta chiarezza riguardo la presunta sincerità di buona parte di questa folla di ‘discepoli’: Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: «Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata». (Luca 19:41-44).

Gesù, subito dopo questa festante acclamazione, non si esalta, ma piange. Ed è un pianto amaro, frutto della tristezza. Osserviamo un attimo le sue parole: Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: «Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi.

Se tu sapessi Gerusalemme, se tu comprendessi... almeno oggi... Almeno in questa giornata in cui sei ligia nel celebrare le feste religiose obbligatorie, almeno oggi, in cui mi acclami a parole come Re...

Quanti sono oggi quelli che fanno lo stesso, quanti sono quelli che oggi, tra i milioni di indifferenti, celebrano religiosamente un Signore che non conoscono, un Re a cui non hanno mai permesso di regnare sulle loro vite, un Messia che è egli stesso la pasqua immolata? A quanti, anche oggi, tutto quello che Gesù è stato, è e sarà, ha fatto, fa e farà, rimane qualcosa di nascosto, al di là della dichiarazioni verbali che ognuno può fare in questo giorno? Anche per costoro Gesù piange.

Ma perché tutto questo era nascosto agli occhi di quella folla e lo è per le grandi folle di oggi? Perché non hanno riconosciuto che se non credono nella persona e nell’opera di colui che vuole portare in loro la pace con Dio, tempi bui li attenderanno, in cui non basteranno tutti i templi, le chiese, le cattedrali del mondo a salvarli? La risposta la dà Gesù, chiara e univoca: perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata. Dio parla, per mezzo della sua Parola, da millenni; Gesù ha parlato ed operato in mezzo agli uomini; Lo Spirito Santo chiama ognuno, anche oggi, ma buona parte del mondo non ha conosciuto quel Padre, quel Figlio, quello Spirito, quella Parola in tutti quei momenti in cui è stato visitato da loro. Continua a celebrare la Pasqua, a esaltare Gesù, ma senza conoscerlo veramente. Senza riconoscerlo nella propria vita, purtroppo nemmeno in questo giorno.

Ma la vita eterna è fatta proprio di questo: Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. (Giovanni 17:3).

Per tutti coloro che, senza meriti, ma per fede, hanno riconosciuto Gesù quando li ha visitati, quando ha bussato alle porte del loro cuore e hanno aperto... per tutti loro oggi, come ogni altro giorno, è un giorno in cui celebrarlo con gioia, come suoi veri discepoli. Celebrare non perché hanno visto, ma perché hanno, per fede, conosciuto personalmente colui che è la loro pace, colui che è la loro pasqua. Quella pasqua, Cristo, che è stata immolata, ma che ha vinto sulla morte con la sua resurrezione e che ha liberato dalla schiavitù del peccato tutti coloro che credono in lui, donando loro la vita eterna.


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"Perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata"! Riflessione attuale, più che mai. Mi vengono in mente le parole del Battista, "Tra di voi è presente uno che voi non conoscete".

La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome.

Il Re piangente, un giorno asciugherà ogni lacrima. Per chi rifiuta di credere in Lui ci sarà pianto e…

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