Sono state molte le proposte fatte all’Unione Europea per stabilire dei pacchetti di aiuto per le nazioni che si sono trovate in grave difficoltà economica dopo l’avvento della pandemia. In attesa di accordi definitivi, è già in atto la possibilità dello sforamento del debito pubblico oltre il tetto massimo stabilito dal patto di stabilità della UE. L’Italia in un paio di mesi è passata dal 135 a oltre il 155% del PIL. Debito vuole dire che prima o poi si deve restituire quanto ottenuto a chi ha concesso il credito (stati, banche, imprese, ecc.) e che ci sono interessi continui che impediscono una crescita del paese in tutta la sua potenzialità. Ogni italiano che nasce, secondo i dati del 2019, si ritrova già indebitato per circa 67.000 dollari…
Affinché il debito pubblico che tutti gli stati del mondo hanno l’uno verso l’altro, l’unica soluzione possibile sarebbe che il debito venisse cancellato. Ognuno ci rimetterebbe quello che altri gli devono, ma non dovrebbe più nulla a altri. Certo, pagherebbero un prezzo più alto quei paesi più virtuosi, quelli che hanno fatto meno debiti, ma che hanno più crediti. E quindi non si fa.
Dio ha dato numerosissime indicazioni e consigli in questo senso. Innanzitutto ci dice chiaramente che fare dei debiti ci espone a gravi rischi, a una sorta di ‘schiavitù’ nei confronti di colui che ci concede il prestito: Non essere di quelli che dan la mano, che danno cauzione per debiti. Se non hai di che pagare, perché esporti a farti portare via il letto? (Proverbi 22:26-27). Il ricco domina sui poveri, e chi prende in prestito è schiavo di chi presta. (Proverbi 22:7).
Quando uno contrae un debito dovrebbe impegnarsi certamente per restituirlo. Chi non estingue il proprio debito viene paragonato all’empio: L’empio prende in prestito e non restituisce (Salmo 37:21).
Però quest’ultimo versetto aggiunge: … ma il giusto ha pietà e dona. Quindi: Se ci sarà in mezzo a voi in una delle città del paese che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà, un fratello bisognoso, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso; anzi gli aprirai largamente la mano e gli presterai tutto ciò che gli serve per la necessità in cui si trova (Deuteronomio 15:7-8). Gesù non fa altro che confermare: Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle (Matteo 5:42).
Però chi presta dovrebbe a sua volta impegnarsi a non chiedere degli interessi, specialmente se il prestito viene fatto a quelli più deboli (come spesso succede): Non farai al tuo prossimo prestiti a interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualsiasi cosa che si presta a interesse. (Deuteronomio 23:19); Se uno dei vostri diventa povero e privo di mezzi, tu lo sosterrai, come sosterrai lo straniero e l’ospite, affinché possa vivere presso di te. Non prendere da lui interesse, né usura; ma temi il tuo Dio e il tuo prossimo viva presso di te. Non gli presterai il tuo denaro a interesse, né gli darai i tuoi viveri per ricavarne un’usura. (Levitico 25:35-37).
L’agire in questo modo avrebbe garantito la benedizione di Dio: Il SIGNORE aprirà per te il suo buon tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia al tempo giusto, e per benedire tutta l’opera delle tue mani; tu presterai a molte nazioni e non prenderai nulla in prestito. (Deuteronomio 28:12)
Dio aveva inoltre previsto che il suo popolo fosse in obbligo di condonare ogni sette anni ogni debito che qualcuno avesse avuto nei propri confronti (Deuteronomio 15:1-2).
Anche Gesù invita colui che presta, se lo vuole fare con spirito cristiano, a essere pronto a condonare il debito: Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi. (Luca 6:35). Del resto nella preghiera del Padre nostro non c' è forse scritto: rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori (Matteo 6:12)?
Quanto questo sia difficile ci fa capire ancora di più la grandezza dell’amore di Dio. Come nasciamo, in quanto cittadini, già debitori nel confronto di altri, così nasciamo già con un debito spirituale, non monetario e soprattutto non risarcibile.
Dio ci ha dato in primo luogo la vita e poi ha provveduto la salvezza, tramite il sacrificio di Gesù, per tutti coloro che credono. Siamo quindi in costante debito con lui. Come potremmo ricompensare Dio? Non è possibile, in alcun modo. Quel debito era sancito dalla legge di Dio, ma “ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto, mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito” (Romani 8:3-4).
Chi ha creduto ha il debito pagato, assolto, condonato. O meglio, pagato da qualcuno al posto nostro a un prezzo personale altissimo.
Dio a questo punto ci dice che abbiamo però un altro debito, questa volta assolvibile, proprio grazie a quello che ha fatto Gesù per noi e che ci rende capaci, tramite il suo Spirito, di adempiere la legge di Dio, di fare quello che per noi era impossibile, cioè amare il prossimo in una maniera incondizionata, non attendendo nulla in cambio: Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge (Romani 13:8).
C’è debito e debito. Quello d’amore, riceve in dono e dona.
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