Inaspettato, imprevedibile, fulmine a ciel sereno, irreale, sembra un film, fantascienza, un terremoto. Sono tutte parole che abbiamo sentito e letto in questi giorni riferite alla pandemia in corso. Parole che ben illustrano come l’arrivo e la diffusione globale del virus abbia colto tutti di sorpresa.
Eppure i segnali non mancavano. Senza entrare in tesi complottiste, c’erano sia precedenti nella storia recente che studi scientifici o analisi di osservatori attenti, che avrebbero dovuto farci capire che una cosa del genere poteva capitare. Anzi, che era molto probabile che capitasse. Perché allora tutta questa sorpresa? Forse perché qualcuno che avrebbe potuto dircelo non ce l’ha detto, non ci ha avvisato? Oppure qualcuno che sapeva ha deliberatamente scelto di non dircelo, per calcolo, convenienza o semplicemente per non mettere in allarme nessuno? O, ancora, non stiamo forse stati attenti a quelle voci? Qualunque sia la ragione, o il mix di ragioni, il risultato è stato quello che ora abbiamo tutti sotto ai nostri occhi: non eravamo pronti.
Al tempo della costruzione dell’arca di Noè, prima del diluvio (attestato non solo nella Bibbia, ma in centinaia di racconti popolari antichi di popolazioni di ogni parte del mondo) la situazione era simile. Non c’erano segni nel cielo che preannunciassero con largo anticipo l’arrivo di un cataclisma di quel genere. Però c’era qualcuno che stava costruendo una grande, enorme barca, lì dove non c’era il mare. E questo avrebbe dovuto insegnare qualcosa o perlomeno creare curiosità in qualcuno che osservava, giorno dopo giorno, l’edificazione di una cosa mai vista e che serviva per un luogo tanto lontano. Noè, ci dice la Parola, non si limitò a costruire quella che poteva sembrare ai più una bizzarria di un folle. No, Noè fu “un predicatore di giustizia” (2 Pietro 2:5) che parlò e annunciò quello che stava per venire. E Dio aspettava una risposta che non arrivava: la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l’arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l’acqua (1 Pietro 3:20).
Leggenda? Per l’apostolo Pietro, di cui abbiamo appena citato alcune parole, evidentemente no. E nemmeno per Gesù. Annunciando il suo futuro ritorno e la necessità di vegliare nell’attesa, disse infatti: Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e si andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e la gente non si accorse di nulla finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo … Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà… Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora (Matteo 24:37-39, 42; 25:13; Vedi anche Marco 13-25-37).
Perché dovremmo vegliare? Per essere pronti. Pronti per cosa? Per il ritorno di Gesù, di cui la Parola di Dio è piena di riferimenti (oltre a quelli qui citati vedi Giovanni 14:3, 18; Atti 1:11; 1 Tessalonicesi 4:16-17; Apocalisse 22:12, solo per nominarne alcuni). Il suo ritorno sarà un momento di giudizio per chi non ha ascoltato i suoi appelli e di totale liberazione e accoglienza nella sua presenza per tutti coloro che hanno posto la loro fede in colui che è morto per loro. L’invito di Dio e della sua Parola è quindi rivolto all’ascolto attento di colui che è sceso dal cielo e che dal cielo scenderà di nuovo: Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo». (Matteo 17:5).
Badate di non rifiutarvi di ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono di ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo (Ebrei 12:25).
Il desiderio di Dio per ognuno è che quello possa essere visto come il giorno della piena salvezza (1 Timoteo 2:4), della ricompensa per un’attesa gioiosa, vigilante, attiva. Cerchiamo di essere pronti.
Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; poiché quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte. Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore e preso per elmo la speranza della salvezza. Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Perciò, consolatevi a vicenda ed edificatevi gli uni gli altri, come d’altronde già fate. (1 Tessalonicesi 5:1-11)
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