Oggi si decide chi tra le due squadre in lotta vincerà il campionato di calcio. Questo fatto richiede che i giocatori dovranno mettere tutto il loro impegno fino all’ultimo minuto di gioco. Dopo una lunga stagione combattuta su vari fronti e nonostante il gran caldo di questi giorni, non si possono permettere cedimenti o lasciare che la stanchezza prenda il sopravvento. Ci saranno decine di migliaia di tifosi a incitarli allo stadio e qualche milione a farlo idealmente da casa.
La vita talvolta presenta anche a noi “partite” importanti che richiedono un grande impegno fino alla fine. Ma c’è una sfida che nessun altro poteva affrontare, una lotta che solo un uomo poteva e doveva vincere. Per farlo, doveva arrivare alla fine della partita, della corsa, perché dal modo in cui sarebbe finita dipendeva la nostra stessa vita.
Il “campionato” di Gesù durò oltre trent’anni, di cui gli ultimi tre lo videro protagonista insieme alla sua “squadra”, dodici “giocatori” che lo hanno accompagnato fino a un certo punto, ma che poi lo hanno lasciato solo nel momento cruciale. Anzi, undici, poiché uno lo tradì proprio nelle ultime ore.
Era l’ultima notte che stavano insieme. Il loro “ritiro” era in una “grande sala ammobiliata” al “piano di sopra” (Luca 22:12). E lì passarono alcune ore in cui Gesù fece loro dei lunghi discorsi, pregò il Padre per loro, mangiarono insieme e dove Gesù, tramite un po’ di pane e un po’ di vino, spiegò per l’ennesima volta quello che stava per succedere, quello che sarebbe stato il suo sacrificio. E lì, mentre erano a tavola... Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine (Giovanni 13:1).
Gesù li amò fino alla fine, cioè fino alla fine del suo tempo sulla terra. Li amò fino alla fine, cioè fino al pieno compimento della sua opera. Li amò fino alla fine, cioè in modo completo, supremo, assoluto.
No, Gesù non si è ritirato, non ha lasciato soli i suoi, non li ha traditi, come hanno fatto loro poco dopo e come avremmo fatto noi. Lui ha amato loro e ha amato noi fino al momento finale della sua vita terrena, quello in cui, sulla croce e in punto di morte, disse: “«È compiuto!» E chinato il capo rese lo spirito” (Giovanni 19:30).
E la sua, un’apparente sconfitta dal punto di vista umano, fu in realtà la più grande vittoria della storia, quella sul peccato, sulla morte, sul nemico di tutti noi. Una vittoria totale, completa, fatta per amore, un amore portato avanti fino alla fine, fino all’ultimo minuto, fino al fischio finale.
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