I tempi difficili si allungano e con essi la sofferenza, il disagio e il senso di smarrimento. No, non stiamo parlando solo della pandemia, ma di ogni momento complicato che percepiamo troppo lungo e che facciamo fatica a sopportare ancora, sia che si tratti di una malattia, di una depressione, di un problema familiare, di una situazione lavorativa o quant’altro.
Un episodio chiave della Scrittura ci aiuta a entrare meglio nella questione. Dopo essersi messi in salvo in Egitto, sfuggendo a una grave carestia che aveva colpito le proprie terre, il popolo d’Israele si moltiplicò grandemente. Questa loro espansione venne vista come una minaccia dagli egiziani, che iniziarono ad adottare varie misure per decimare e opprimere gli ebrei (Esodo 1:4-16). Passarono molti anni e la situazione non andava certo migliorando. Ed ecco che il popolo alzò le proprie grida di dolore a Dio: Durante quel tempo, che fu lungo, il re d’Egitto morì. I figli d’Israele gemevano a causa della schiavitù e alzavano delle grida; e le grida che la schiavitù strappava loro salirono a Dio (Esodo 2:23). Gemiti, grida di dolore, frutto di un lungo tempo di sofferenza. Dio non rimase indifferente: Dio udì i loro gemiti. Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe. Dio vide i figli d’Israele e ne ebbe compassione… Il SIGNORE disse: «Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni… E ora, ecco, le grida dei figli d’Israele sono giunte a me; e ho anche visto l’oppressione con cui gli Egiziani li fanno soffrire. (Esodo 2:24-25; 3:7, 9).
Dio sente le loro grida, si ricorda del suo popolo, vede le sue afflizioni, conosce i loro affanni. Dio però non si è limitato a questo ascolto, ma a un certo punto interviene direttamente: Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorrono il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Ittiti, gli Amorei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei (Esodo 3:9). Dio scende. Dio va incontro a colui che grida a lui e lo fa per liberare da ciò che li opprimeva. E poi li fa salire, li fa andare verso una terra che dà loro in dono, una terra ricca e fertile. Sarà un’uscita sofferta, anche a causa dei dubbi e malumori di parte del popolo, ma accompagnata dai continui miracoli di Dio, dalla sua costante presenza, giorno e notte. Presenza cercata dallo stesso Mosè che guiderà quel popolo fuori dalla schiavitù egiziana: Mosè gli disse: «Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui (Esodo 33:15). E lì, nella nuova terra non mancheranno gli oppositori, i momenti difficili, ma Dio sarà ancora lì con loro.
Come è stato per Israele, così è per tutti coloro che gridano a lui, che ricercano il suo aiuto, il suo sostegno, la sua liberazione, la sua salvezza. I tempi a volte potranno essere lunghi, almeno ai nostri occhi, secondo i nostri parametri. Ci saranno ostacoli davanti a noi, insidie lungo il cammino. Ci potranno essere talvolta dei deserti da attraversare, spesso provocati dai nostri dubbi e mormorii. Ma chi grida a Dio lo fa perché crede, ha fiducia che lui sta ascoltando quel suo grido, che non si dimentica di lui, che vede le sue afflizioni, che conosce il suo affanno, che scende per liberarlo e che lo farà salire lì dove la sua grazia e la sua presenza vorranno portarlo.
La garanzia ci viene da Gesù, da colui che ha percorso la nostra stessa strada, scendendo dal cielo per stare in mezzo noi, perché ha sentito il nostro grido, ha visto il nostro bisogno, provando le nostre angosce, salendo sulla croce e prendendo su di lui tutto il nostro peso, per liberarci, per accompagnarci nel nostro cammino e infine farci salire, salvi per sempre, alla sua presenza.
Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Giovanni 3:13-17).
In questi ultimi versetti nel post traspare il mistero del Grande Amore di Dio per L'uomo....noi immeritevoli, resi degni del Suo Amore...grazie Misericordioso Dio 🙏