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Il divino poeta

Il 2021 è stato dichiarato anno dantesco, per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il “sommo” poeta italiano, chiamato anche il “divin poeta”, in relazione alla sua opera più famosa, il lungo poema della Divina Commedia.

Il termine "poema" deriva dal greco poiema che significa 'opera, atto creativo', da cui appunto 'poema, creazione poetica'. Il termine lo si trova solo due volte nel Nuovo Testamento e si riferisce solo e sempre alla esclusiva opera creatrice di Dio.

La prima citazione si riferisce alla creazione del mondo e di tutto quello che esso contiene: infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue... (Romani 1:20).

La seconda citazione si riferisce alla creazione della chiesa (intesa come l'insieme dei credenti che la compongono): infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo (Efesini 2:10).

Possiamo perciò vedere la creazione del mondo e la creazione della chiesa come poemi creativi di Dio. Il primo poema (il mondo) è stato deturpato dal peccato dell'uomo (tanto da rendere necessaria una nuova creazione futura) e perciò destinato a finire, ma continua comunque a dimostrare all'uomo le qualità invisibili, l'eterna potenza e la divinità del suo Creatore.

Il secondo poema (la chiesa) è eterno poiché creato in Cristo; verrà solo trasformato per essere reso conforme alla sua gloria (Efesini 5:25-27). La sua manifestazione dimostra la grazia e la bontà di Dio verso l'uomo (Efesini 2:7) e la sua infinitamente varia sapienza (Efesini 3:10), giunte a noi per mezzo dell'opera di Cristo e manifestate attraverso la sua chiesa.

Come per la creazione del mondo si era servito del nulla (“la terra era informe e vuota” Genesi 1:2), così per la creazione della sua chiesa Dio non ha usato uomini e donne eccelsi o migliori di altri: Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio (1 Corinzi 1:26-29).

Anche noi quindi siamo il poema di Dio, creati in Cristo, cioè grazie al sacrificio da lui compiuto, per far conoscere la sua opera, anche attraverso la nostra buona azione. Ringraziamo Dio, il vero e unico Divino Poeta, per il suo poema, il suo capolavoro!

Poiché tu mi hai rallegrato con le tue meraviglie, o SIGNORE; io canto di gioia per le opere delle tue mani (Salmo 92:4).


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