il 47,5 degli omicidi avvenuti in Italia tra il 2018 e 2019 si è consumato tra le mura domestiche o in relazioni affettive. A essere in assoluto le principali vittime di questi omicidi sono le donne (83,8% del totale). La violenza sulle donne rappresenta la prima causa di morte o invalidità per quelle che hanno tra i 16 e i 64 anni. Sono dati agghiaccianti, ma che danno solo una pallida idea del reale fenomeno, visto che molto spesso le violenze non vengono denunciate. Uomo e donna, invece che aiuto complementare l’uno per l’altra, diventano nemici. Ed è quasi sempre l’uomo a trasformarsi in carnefice.
Si è accusata spesso la Bibbia di presentare un concetto maschilista, dove la donna sarebbe relegata al solo ruolo di serva e fattrice. Ma è proprio così? Innanzitutto dobbiamo dire che la Scrittura ribadisce certamente una diversità dei ruoli, ma mai di valore. Gesù con molte sue azioni ha spazzato via le tradizioni religiose umane che si erano via via create e che portavano anche certi giudei a ringraziare Dio per non averli fatti donna… Ma, Vangeli a parte, sono le Lettere, il resto del Nuovo Testamento ad essere accusati di misoginia. Eppure, è proprio lì che troviamo numerose indicazioni sul giusto comportamento che i mariti dovrebbero avere nei confronti delle mogli. Questi insegnamenti, se messi in pratica, in primo luogo dagli uomini, renderebbero la casa, la famiglia, il rapporto uomo-donna una ben diversa esperienza quotidiana: Mariti, amate le vostre mogli, e non v’inasprite contro di loro.” (Colossesi 3:19); Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anch’esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite. (1 Pietro 3:7).
Amore, tolleranza, riguardo, onore… Non basterebbe questo a farci capire come deve essere trattata una donna? L’uomo cristiano, se lo è veramente e non di nome, deve avere verso la propria moglie una cura tale da escludere nella maniera assoluta qualsiasi forma di prevaricazione. E Dio non ascolta l'uomo che non ha cura della propria compagna di vita.
Un piccolo esempio di trasformazione dopo la conversione di uomini violenti tratto da un fatto realmente accaduto qualche anno fa: in un villaggio di un paese mediorientale dove la violenza sulle donne era segno di virilità, questa veniva compiuta dai mariti ogni volta che tornavano a casa ubriachi. Alcuni di quegli uomini si sono convertiti a Cristo e hanno smesso immediatamente ogni forma di maltrattamento verso le proprie mogli. Il risultato è stata l’accusa, da parte dei “virili” compaesani, di essere dei “mezzi uomini”. Molto diversa ovviamente l’opinione delle loro mogli, felici che i loro mariti abbiano seguito le chiare indicazioni della Scrittura.
Anche a livello dei rapporti intimi, la Bibbia porta insegnamenti che se applicati escluderebbero a priori ogni forma di violenza a sfondo sessuale e porterebbero alla costante ricerca del piacere reciproco: Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito. La moglie non ha potere sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie. Non privatevi l’uno dell’altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera; e poi ritornate insieme, perché Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza. (1 Corinzi 7:3-5).
Questo insegnamento va ben al di là di ogni forma di emancipazione moderna. Non è il potere di ognuno sul proprio corpo. Non è nemmeno il singolo potere di uno sull’altro. Qui c’è l’assoluta reciprocità, il completo donarsi l’uno all’altra, in una perfetta armonia: Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne. (Genesi 2:24). In ebraico si usa anche il termine “conoscere” per indicare il rapporto sessuale. Una unione che è perciò conoscenza l’uno dell’altra, ricerca reciproca per la piena soddisfazione di entrambi.
Anche durante i periodi duri delle guerre, la Bibbia prevedeva una licenza particolare per il neo-marito: Un uomo sposato da poco non andrà alla guerra e non gli sarà imposto alcun incarico; sarà libero per un anno di starsene a casa e farà lieta la moglie che ha sposata. (Deuteronomio 24:5). Una licenza non per soddisfare le proprie voglie, non al solo scopo di procreare, ma per fare “lieta la moglie che ha sposata”! L’obiettivo era la felicità della donna!
Ma la Parola di Dio va ancora oltre, molto al di là, indicando all’uomo dei livelli di amore verso la donna quasi irraggiungibili, ma con un preciso modello in mente: Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei (Efesini 5:25). Un amore che è totale, assoluto, fino all’annullamento di sé stessi, fino all’estremo sacrificio. Come quello di Cristo, che ha donato sé stesso per amore, di un amore che lo ha portato a morire per noi.
Quando parliamo di amore non banalizziamo quindi il concetto. Si sente dire da alcuni di questi uomini che hanno ucciso la propria partner che lo hanno fatto perché l’amavano troppo… Ma l’amore è offerta di sé, non sopraffazione dell’altro. Cristo ce lo ha insegnato e chiede ai mariti, agli uomini, di essere pronti a fare lo stesso nei confronti delle proprie compagne di vita. E poi aggiunge: Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso. (Efesini 5:28). Amare anche per amarsi.
La nostra preghiera per gli uomini, come per ogni persona, è che trovino Cristo e si lascino travolgere dal suo amore, imparando da lui cosa voglia dire amare.
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