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Il vero spirito olimpico

Una delle idee di base che ispirò l’inventore delle moderne olimpiadi, il barone Pierre de Coubertin, era quella di riprendere non solo un’attività, ma anche un concetto che voleva essere uno degli obiettivi delle prime competizioni sportive tenute a Olimpia, nell’Antica Grecia, dall’VIII sec. a.C. Si trattava di quello che i greci chiamavano aretê, cioè ‘valore, merito’ che però aveva anche una chiara connotazione di ‘virtù, eccellenza’, anche in senso morale e spirituale. Questo, insieme ad altri valori, dovrebbe quindi costituire quello che viene anche definito ‘spirito olimpico’.

Se certamente si possono evidenziare, anche nelle olimpiadi moderne, atteggiamenti di amicizia e di sana competizione, eseguite nel rispetto dell’altro, questo non avviene ovviamente sempre. Attorno alle Olimpiadi girano enormi interessi di vario genere, da quelli politici a quelli economici, che hanno talvolta pesantemente influenzato le gare.

Inoltre, abbiamo continuamente azioni non certo virtuose, non solo da parte degli atleti (basti pensare al doping), ma anche da parte di tutta una serie di persone che ruotano attorno alle competizioni (rappresentanti delle federazioni sportive, arbitri, ecc.) che certamente non dimostrano sempre quell’eccellenza morale, quello spirito olimpico a cui si vorrebbe ambire.

Il concetto di aretê lo troviamo alcune volte anche nel Nuovo Testamento, tradotto normalmente con ‘virtù’. In primo luogo, si riferisce alla perfezione di Dio che viene manifestata attraverso la sua gloriosa potenza. Questa virtù, questa eccellenza assoluta viene condivisa con coloro che hanno avuto fede in lui, tramite la conoscenza che deriva dalle Scritture, producendo vita e un senso di sincera riverenza (la pietà), verso colui che li ha salvati:  La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù [aretê] (2 Pietro 1:3).

Dio vuole attrarci a sé per mezzo dell’eccellenza della sua persona e del suo piano di salvezza messo in atto in Gesù, per renderci in qualche modo partecipi di questa sua stessa natura virtuosa (2 Pietro 1:4), con uno scopo ben preciso: Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa (1 Pietro 2:9).

Innalzati a un livello spirituale e morale tale da potere essere portavoce delle virtù divine! Come un atleta che ha il privilegio di rappresentare la propria nazione, portandone la bandiera, e che con la sua azione la può onorare o disonorare, così ogni cristiano dovrebbe considerare l’immenso privilegio di essere rappresentante del suo Salvatore e Signore, rendendogli in ogni modo l’onore che gli è dovuto.

E come ogni gara olimpica è fatta di numerosi percorsi per poter raggiungere gli obiettivi preposti, così anche la vita cristiana è fatta di passi che si succedono uno all’altro. Dopo averli strappati dalle tenebre della morte eterna, il Signore vuole che i suoi figli vivano con degli obiettivi, con degli step che, uno dopo l’altro, portino al risultato sperato. È un’opera che lui stesso rende possibile, ma che richiede l’impegno, la disponibilità di coloro che sono ingaggiati nella gara della vita cristiana: Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’autocontrollo, all’autocontrollo la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore (2 Pietro 1:5-7). Un Dio che ama al punto di donare suo Figlio per darci vita (Giovanni 3:16), vuole che il nostro percorso di vita, iniziato per fede in quell’amore, arrivi a un amore vero e praticato.

Come ogni atleta, per essere onorato e onorare  il suo paese, deve agire con onestà e correttezza, così deve essere per il cristiano (2 Timoteo 2:5). Questa virtù di azione, questa eccellenza morale e spirituale, deve quindi essere parte integrante della sua vita, fino a pervaderne mente e cuore: Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri (Filippesi 4:8).

Oggi finiscono le olimpiadi 2024 e gli atleti guardano già al prossimo obiettivo del 2028. Molti si impegneranno nei prossimi anni per poter onorare quello spirito olimpico e per avere l’immenso privilegio di rappresentare nel mondo il proprio paese, essendo a loro volta onorati per questo.

Ogni vero cristiano, dal canto suo, dovrà cercare di onorare le virtù del suo Signore, correndo in modo virtuoso la corsa della sua vita, tenendo in alto la fiaccola della luce della Parola di Dio (Filippesi 2:15-16), in attesa del premio finale che il Signore assegnerà a tutti coloro che, salvati per grazia, saranno nella sua meravigliosa ed eterna presenza e che potranno, con l’apostolo Paolo, dire: Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione. (2 Timoteo 4:7-8).


 

 

 

 

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