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L’illusione della protezione

Lo capiamo tutti che portare la mascherina ci garantisce una protezione dal virus solo se la portiamo correttamente. Lo sappiamo, ma ci viene comunque ricordato quotidianamente. Portarla con sé e tenere fuori il naso, non serve. Non serve nemmeno se non è ben aderente a tutto il viso. Ma è rischioso anche tenerla in tasca o in borsa, perché può contaminare l’una e l’altra, oltre alle mani che la toccano di continuo. Usare poi la stessa mascherina per giorni e giorni è assolutamente inutile, se non proprio dannoso. Eppure proviamo una certa dose di sicurezza solo per il fatto di averla con noi e di indossarla ‘quando serve’. Per poi magari stupirci se risultiamo positivi al primo tampone.

Molti usano la propria religione proprio come la mascherina. Ne fanno un uso personalizzato, parziale o occasionale, ma li rassicura sapere che, in qualche modo, la loro fede religiosa li proteggerà e salverà.

Devono aver pensato lo stesso anche quei molti che busseranno inutilmente alle porte del paradiso. Gesù lo spiega loro in maniera chiara: Egli attraversava città e villaggi, insegnando e avvicinandosi a Gerusalemme. Un tale gli disse: «Signore, sono pochi i salvati?» Ed egli disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché io vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, stando di fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici”. Ed egli vi risponderà: “Io non so da dove venite”. Allora comincerete a dire: “Noi abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza, e tu hai insegnato nelle nostre piazze!” Ed egli dirà: “Io vi dico che non so da dove venite. Allontanatevi da me, voi tutti, malfattori”. (Luca 13:22-27)

Persone che erano state nelle vicinanze di Gesù, ma senza mai entrare in quella relazione personale che li doveva far passare per la porta stretta, quella in cui si passa così come si è, senza portarsi dietro niente (posizione, tradizione, buone opere), perché niente ci renderebbe giusti davanti a Dio, se non la sincera confessione del nostro peccato e dell’assoluto bisogno di un Salvatore personale e di un Signore da seguire e onorare ogni giorno. Quei ‘molti’ pensavano sarebbe stato sufficiente aver avuto a che fare in qualche modo con Gesù, averne sentito parlare o aver frequentato gli stessi luoghi dove lui era.

Ci sono poi quelli che di Gesù hanno fatto la propria bandiera, che usano il suo nome e in suo nome fanno molte opere. Ma anche in questo caso, se non c’è stata una reale accettazione nel proprio cuore della persona e opera di Gesù, non serve a nulla. È sempre Gesù stesso a ricordarlo: Non chiunque mi dice: “Signore, Signore!” entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?” Allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!” (Matteo 7:21-23). Perché Gesù reagisce così? Perché lui non conosce quelle persone, non sono entrate in una relazione personale con lui. A nulla serve l’etichetta che ci portiamo dietro, l’ambiente che frequentiamo, le opere che diciamo di fare in suo nome, per quanto appariscenti possano essere ai nostri e altrui occhi.

Gesù ricorderà loro che devono in primo luogo ascoltare le sue parole, per poi metterle in pratica (Matteo 7:24-26). E la prima pratica, il primo atto di ubbidienza alla volontà di Dio è la fede, la piena fiducia in lui e nella sua Parola: «Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». (Giovanni 6:28-29). Si entra in relazione con Gesù solo tramite la fede e la fede nasce solo dall’ascolto della Parola di Dio (Romani 10:17) e dalla risposta che noi diamo a quella Parola. È l’accettazione per fede di Gesù nella nostra vita che ci rende figli di Dio, non l’essere nato in un paese o in una famiglia ‘cristiana’: È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:11-13).

Sì, come esiste un solo modo utile di usare la mascherina per garantire la nostra protezione, così esiste un solo modo di ‘indossare’ la fede affinché sia utile ai fini della salvezza. Lo sappiamo, ma è utile ricordarlo ancora.

In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria. (Efesini 1:13-14).

Solo la fede sincera ci dà la protezione necessaria. La nostra vita a quel punto viene ‘sigillata’, come una mascherina perfettamente aderente che non permetterà a nulla di entrare a contaminarci. E una volta protetti in quel modo, rimane solo la piena, benefica e pacifica certezza della sicurezza che abbiamo in Cristo: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco, ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna, e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno (Giovanni 10:27-30).


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