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Vivere la vita dell’altro

Quando stai da un lato del mondo, non è facile capire l’altra parte. Puoi illuderti che un giornale, la televisione o un video su un social ti faccia comprendere cosa vuol dire essere l’altro, cosa fa, cosa prova, come vive. Sì, puoi simpatizzare o arrabbiarti, solidarizzare o criticare, ma non capire veramente. Semplicemente perché non vivi quella situazione.

Chi scrive in questo momento si trova in un paese africano, un paese dalle grandi contraddizioni, come molti paesi nel mondo, o forse tutti. Solo che qui a volte sembra tutto amplificato, esagerato. Sono oltre 30 anni che viaggio in Africa, e non da turista. Ho visto guerre, campi profughi, povertà estrema. Ho visto, ma non ho vissuto. Ho certamente fatto la mia esperienza personale e posso aver condiviso per un po’ un tratto di strada con vari di quelli che ho incontrato, ma non ho vissuto la loro vita. La vita del mio prossimo.

Gesù invece lo ha fatto. Lui si è fatto uomo e non ha solo “simpatizzato con le nostre debolezze” (Ebrei 4:15a), le ha vissute. Non ha solo portato il carico dei nostri pesi (Isaia 53:4), li ha vissuti.

La differenza è chiara. Anche se, in quanto Dio, capisce perfettamente quello che noi proviamo e ci conosce come nessun altro può fare, perché è lui che ci ha creati (Salmo 139:1-16), Dio ha voluto farsi uomo, entrare nei limiti e nelle debolezze del nostro essere.

Nessuno può quindi dire a Dio: «tu non mi capisci, tu non sai cosa sto provando». Possiamo avere la totale certezza che lui non solo lo sa, ma lo ha provato. Gesù “è stato tentato come noi in ogni cosa (Ebrei 4:15b). Qualsiasi prova o tentazione (la parola in greco è la stessa) che noi possiamo aver passato o che potremmo un giorno vivere, è stata sperimentata da Gesù su sé stesso. L’unica, sostanziale, differenza è che Gesù lo ha fatto “senza commettere peccato” (Ebrei 4:15c), cioè senza il nostro costante fallimento. Gesù è venuto per vivere la nostra vita, ma anche per vincere per noi su tutto quello che le nostre debolezze portano come conseguenza. La vittoria che per noi era impossibile, lui l’ha ottenuta al posto nostro, per noi.

Ecco perché possiamo e dobbiamo ascoltare quello che la Parola ci invita a fare: Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno. (Ebrei 4:16). Possiamo assolutamente fidarci di un Signore che ha vissuto la nostra vita.

Ed è allora che, una volta ottenuto l’aiuto di Dio, pur senza poter vivere la vita dell’altro, siamo messi nelle condizioni di poter aiutare il nostro prossimo, così come noi siamo stati aiutati da Dio: Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione (2 Corinzi 1:3-4).

Solo chi ha vissuto quello che noi viviamo può capirci, aiutarci, sostenerci, consolarci e metterci poi nelle condizioni di poter fare qualcosa di veramente importante anche per il nostro prossimo.


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