A volte ci sono piccole storie che nascondono grandi verità. Nei giorni scorsi una bambina festeggiava i suoi cinque anni e per l'occasione furono invitati tutti i suoi compagni dell'asilo. Tutto era pronto, i genitori avevano affittato un luogo adatto, una sala giochi addobbata di tutto punto, ma dei 35 bambini invitati dieci avevano risposto declinando l'invito per altri impegni, mentre dagli altri 25 nemmeno una risposta. Risultato: nessuno dei 35 bambini invitati si è presentato alla festa.
Immaginate la delusione dei genitori della bambina, ma soprattutto della stessa bambina, stupita e profondamente delusa dall'accaduto nel giorno della sua festa.
Questo fatto non solo ci dice molto sull'indifferenza e il livello di freddezza, di insensibilità della nostra società, ma ricorda anche in qualche modo la parabola degli invitati alle nozze, raccontata da Gesù nei vangeli: «Un uomo preparò una gran cena e invitò molti; e all’ora della cena mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, perché è già pronto”. Tutti insieme cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e ho necessità di andarlo a vedere; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho preso moglie e perciò non posso venire”. Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo servo: “Va’ presto per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi”. Poi il servo disse: “Signore, ciò che hai comandato è stato fatto e c’è ancora posto”. Il signore disse al servo: “Va’ fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena”». (Luca 14:16-24) (vedi parallelo in Matteo 22:1-14).
L'uomo che preparò la gran cena non è altro che Dio, il Re che organizza le nozze del figlio (Matteo 22:2). Non era necessario fare nulla per essere invitati alle nozze, perché tutto era pronto, già preparato dal re (Luca 14:17; Matteo 22:4). E questa è la grazia di Dio rivolta a tutti, che permette di ricevere il dono della salvezza e quindi di partecipare un giorno al gran convitto celeste per celebrare l'unione spirituale eterna di suo figlio Gesù con la sua sposa, la chiesa, cioè l'insieme di tutti coloro che hanno creduto in lui.
Ma vediamo che molti rifiutarono l'invito (Matteo 22:3), mentre altri cercarono scuse varie per non venire (Luca 14:18-20; Matteo 22:5). Altri addirittura si accanirono contro i servi del re che li invitavano a partecipare (Matteo 22:6).
Dalla storia di quei giorni sappiamo che furono principalmente i più religiosi, quelli che, almeno apparentemente, avrebbero dovuto essere più ben disposti alle cose relative a Dio. Ma la loro religiosità costruita, ipocrita, e la loro tradizione avevano reso ciechi i loro occhi, impedendo loro di vedere la grazia di Dio che li invitava a partecipare alla festa, resa possibile dal sacrificio del Figlio Gesù e dalla sua vittoria sul peccato e sulla morte.
Immaginiamo la delusione profonda di colui che invita e di colui che ha reso possibile quel meraviglioso convitto. Evidentemente però, come ci dice la parabola, questi "invitati non ne erano degni" (Matteo 22:8) e quindi la sentenza del Signore è chiara: nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena (Luca 14:24).
E allora l'invito si rivolge a tutti indistintamente, a quelli che agli occhi ipocriti di quel mondo erano i veri indegni, gli ultimi, i peccatori. Ma la grazia di Dio chiama i peccatori, non i "giusti" (Marco 2:17; Luca 5:32), ed è per i peccatori che Gesù è morto, per dare loro vita, speranza, perdono. Ed è a tutti coloro che accettano con fede il suo invito e che lo hanno accolto nella loro vita, che egli "ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome" (Giovanni 1:12). Loro, e solo loro, parteciperanno alle nozze del Figlio del Re; nessun infiltrato potrà esserci, nessuno che non sia stato rivestito con l'abito giusto, quello della grazia di Dio in Cristo (Galati 3:26-27; Apocalisse 22:14).
Ed ecco le nozze celebrate: Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi». E l’angelo mi disse: «Scrivi: “Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell’Agnello”». Poi aggiunse: «Queste sono le parole veritiere di Dio». (Apocalisse 19:7-9).
La prima opera da fare per accedere alle nozze dell'Agnello di Dio ce la dice lo stesso Gesù: Essi dunque gli dissero: «Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». (Giovanni 6:28-29).
E Dio chiama santi tutti coloro che hanno creduto in lui (1 Corinzi 1:2), grazie all'opera di Gesù che gli ha resi santi (Ebrei 10:10). A tutti loro spetta un posto a tavola.
L'invito è aperto e per un po' c'è ancora posto. Sei pronto ad accettarlo?
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