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La dignità del lavoro

Primo maggio, festa dei lavoratori. Tutti noi conosciamo l’art. 1 della Costituzione Italiana: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Purtroppo, sempre più spesso, si parla di Repubblica affondata sul lavoro. E c’è poco da ridere, soprattutto dopo questa pandemia che sta mettendo in ginocchio migliaia di aziende e milioni di lavoratori. Ma i problemi esistevano anche prima: precariato, salario inadeguato e disparità tra uomo e donna, mancanza di sicurezza e rischi per la salute, lavoro nero, sfruttamento, ecc.

Dio, nel fare l’uomo, concepì per lui una precisa attività: Dio il SIGNORE prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. (Genesi 2:15). La ribellione dell’uomo contro Dio ha fatto sì che il lavoro diventasse qualcosa di faticoso (Genesi 3:17-19), ma rimane sempre un elemento caratteristico e fondamentale per ogni persona, al punto che “se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare” (2 Tessalonicesi 3:10).

Il nostro lavoro deve essere remunerato, per fornirci quello di cui abbiamo bisogno per vivere perché, come dice la Scrittura, “l’operaio è degno del suo salario” (Luca 10:7; 1 Timoteo 5:18) e “Il lavoratore che fatica deve essere il primo ad avere la sua parte dei frutti” (2 Timoteo 2:6).

Il lavoro poi, per essere considerato tale, deve essere onesto e dovrebbe servire non solo al benessere personale, ma anche a quello altrui: “Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno.” (Efesini 4:28).

L’essere umano non è quindi stato creato e non è fatto per rimanere nell’inattività. Il lavoro deve essere garantito, così come il conseguente guadagno, oltre che per potere far fronte ai propri bisogni e a quelli degli altri, anche per una questione di dignità, di rispetto della persona. Dignità, rispetto, equità devono essere parte integrante dell’attività lavorativa. Ed ecco perché la Bibbia ha molti chiari ammonimenti contro chi opprime chi lavora e non paga loro il dovuto: Non opprimerai il tuo prossimo, e non gli rapirai ciò che è suo; il salario dell’operaio al tuo servizio non ti resti in mano la notte fino al mattino. (Levitico 19:13); Guai a colui che costruisce la sua casa senza giustizia e le sue camere senza equità, che fa lavorare il prossimo per nulla e non gli paga il suo salario (Geremia 22:13); Io mi accosterò a voi per giudicare e sarò un testimone pronto … contro quelli che derubano l’operaio del suo salario (Malachia 3:5); che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose (1 Tessalonicesi 4:6) (vedi anche Giacomo 5:1-4).

Un altro brano invita i datori di lavoro a fare cose per le quali gli operai hanno lottato e lottano da sempre: Non defrauderai l’operaio povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese, nelle tue città. Gli darai il suo salario ogni giorno, prima che tramonti il sole, poiché egli è povero e l’aspetta con impazienza; così egli non griderà contro di te al SIGNORE e tu non commetterai un peccato. (Deuteronomio 24:14-15).

Notiamo quanti elementi importantissimi si possono evidenziare da questi pochi versi:

- attenzione particolare per l’operaio che vive in situazioni disagiate

- nessuna differenza tra lavoratori nazionali e stranieri

- diritto al salario adeguato e garantito

- pace sociale

Dio non fa il sindacalista, ma se venissero applicate queste indicazioni forse non si arriverebbe agli scontri sociali, non sarebbero necessari scioperi ad oltranza ed eviteremmo molte delle tragiche conseguenze per motivi di lavoro, come i suicidi. Dio vede come un chiaro peccato l’azione di chi tratta ingiustamente il lavoratore, in particolare quello povero e in difficoltà.

Ogni datore di lavoro e ogni stato che volesse agire nel timore di Dio dovrebbe garantire che ogni attività sia svolta senza privilegi e ingiustizie. Ma ci vorrebbero persone consapevoli del ruolo che hanno e che “sopra un uomo in alto veglia uno che sta più in alto, e sopra di loro sta un Altissimo.” (Ecclesiaste 5:8).

Il lavoro è fatica, ma nel piano di Dio questo non deve diventare un campo di sfruttamento per nessuno: uomini, animali o terra che che sia. Il Signore non rimarrà impassibile davanti a coloro che si sono arricchiti sulle spalle di altri, sfruttando il lavoro e le risorse altrui.


In attesa della, speriamo piena, ripresa delle attività produttive, confidiamo per la nostra vita, per il nostro futuro, anche lavorativo, in colui che ha una considerazione così alta di ogni lavoratore. Consideriamo poi che ci sono anche altri campi di lavoro in cui Dio vuole impegnare i suoi figli (Matteo 9:35-38; Giovanni 4:35-36).

Un datore di lavoro che non dimentica e ricompensa per ogni attività fatta nel suo nome (Matteo 10:42; Ebrei 6:10; 1 Corinzi 15:58).


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