top of page

La fila

Cosa distingue le due immagini della foto che abbiamo qui allegata? Mostrano entrambe delle lunghe code di persone in fila da molte ore per provare ad acquistare qualcosa. Entrambe sono state fatte in questi ultimi giorni, entrambe in Europa. Solo che una mostra la fila per acquistare l’ultimo modello di una marca di orologi in una città italiana (la stessa fila si è vista a Milano come a Firenze, a Napoli come a Verona), l’altra la fila per il pane in una città dell’Ucraina in guerra.

File simili in Italia (e non solo, forse anche in Ucraina prima della guerra!), le abbiamo viste tante altre volte, spesso per l’ultimo modello di cellulare o di un apparecchio elettronico.

Il sociologo Vanni Codeluppi, in una breve intervista apparsa su Repubblica del 28 ottobre 2011, in occasione di un incredibile fila per l’acquisto di uno smartphone, affermava: «Il gadget elettronico? È come il pane dopo la guerra o la Cinquecento negli anni Sessanta… la tecnologia è diventata un obbligo sociale, uno status symbol per raccontare chi si è, per distinguersi e, allo stesso tempo, sentirsi parte di un gruppo in una società dai consumi di massa ma individualista»... E come la storia ci insegna, si fa purtroppo anche in fretta a tornare dalla fila per l’orologio o lo smartphone, a quella per il pane... dovendo magari usare il cellulare per ben altri, e più drammatici, motivi.

Molti potrebbero però osservare giustamente che non c’erano tutti gli italiani in quella fila, che questo discorso non vale per tutti. È vero, però c’era uno spaccato dell’Italia di oggi, pienamente rappresentata. Nel suo bell’articolo, sempre in quello stesso numero di Repubblica, il giornalista Marco Lodoli ci faceva notare che: «In fila si sono sistemati, oltre a tanti romani, moltissimi immigrati… Sembrano le Nazioni Unite del consumismo… Si mescolano desideri e povertà, aspirazioni e derive, illusioni e delusioni: la vita di tanti italiani vecchi e nuovi che vorrebbero scorrere verso un piccolo premio e sta ferma nel pantano della frustrazione… una donna che ha preso un giorno di ferie e non vuole mollare, che vuole comunque entrare nel tempio anche se gli angeli elettronici sono volati via».

Spendiamo per ciò che non è pane, quando potremmo avere in dono, oltre al pane, la vita (Isaia 55:1-3). Ci lasciamo dominare da cose di cui potremmo tranquillamente fare a meno (1 Corinzi 6:12) e poi scuotiamo la testa sconsolati e spaventati per il nostro futuro. È questa la contraddizione di fondo o, se vogliamo, l’irrazionalità che accompagna il nostro vivere quotidiano.

Adamo ed Eva, ribellandosi a Dio, si fecero convincere che quel frutto in più avrebbe cambiato in meglio la loro vita, già ricca e piena, e invece impararono un sentimento nuovo: la paura per il loro futuro, per il loro destino (Genesi 3:10). Non è l’avere qualcosa in più che ci può rendere felici o far scacciare le nostre paure, ma l’andare alla fonte della vita per essere delle persone nuove (vedi post Io non avrò più paura).

Se c’è una lezione che dovremmo imparare sempre da ogni crisi, da ogni difficoltà, è quella di mettere le giuste priorità nella nostra vita, per vivere poi senza ansia e con piena fiducia in Dio: Non siate dunque in ansia, dicendo: “Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?” Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in più. (Matteo 6:31-33). Non si tratta di rinunciare a tutto, ma di dare il primo posto a chi spetta, capendo cosa è più importante e cosa meno, confidando in Dio per tutto il resto.

Mettiamoci pure in fila, ma per avere la vita. Il dono gratuito della grazia di Dio è ancora sufficiente per tutti coloro che lo cercano.


121 visualizzazioni1 commento

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page