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La guerra nel cuore di Alina

Hanno lasciato a casa mariti e figli e un bel pezzo del loro cuore. Le troviamo nelle poche ore libere sedute sulle panchine del parco, spesso sole, al telefono con i loro familiari. Talvolta si trovano con qualche connazionale, magari per condividere, insieme ai pesi della vita, un piatto di vareniki, di borsch, di un pollo alla Kiev. Si chiamano Alina, Olga, Svitlana... Non più giovanissime, a volte proprio avanti con l’età. Sono un esercito di oltre 100.000 donne ucraine che, a 2500 chilometri da casa, assistono i nostri anziani, giorno e notte. Sono circa 236.000 gli ucraini che vivono in Italia, oltre il 77% sono donne, la stragrande maggioranza impiegate proprio nell’assistenza alla persona. Alle nostre persone. Adesso i loro mariti, i loro figli, i loro affetti sono chiamati a combattere o a scappare dall’ennesima, assurda, guerra.

Così come scappano dalla guerra, dalla persecuzione o semplicemente dalla miseria o per cercare una migliore opportunità di vita, centinaia di migliaia di stranieri che arrivano, in qualche modo, nel nostro paese. Molti di loro li troviamo nei campi di pomodoro, sotto il solo cocente della Puglia o della Campania, in fabbrica, dietro il bancone di un bar, in negozi e negozietti, correndo su biciclette per portarci a casa la pizza, e molto altro... Complessivamente gli stranieri contribuiscono, con il loro lavoro, al 9% del nostro PIL, a 134 miliardi della nostra ricchezza. Non sono né migliori né peggiori di noi, sono semplicemente quello che noi siamo stati in Belgio, in Germania, in Svizzera, in Australia, a New York o a Buenos Aires... Nel bene o nel male, solo che ce ne siamo dimenticati.

La Parola di Dio parla moltissime volte degli stranieri e di quello che dovrebbe essere l’atteggiamento nei loro confronti. Il popolo d’Israele (come noi) aveva conosciuto l’emigrazione forzata e lo sfruttamento sul lavoro, e non si doveva dimenticare di questo quando aveva a che fare con gli stranieri che vivevano in mezzo a loro: Quando qualche straniero abiterà con voi nel vostro paese, non gli farete torto. Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono il SIGNORE vostro Dio. (Levitico 19:33-34).

Lo stesso Dio che ci dice amate dunque lo straniero (Deuteronomio 10:19) è quello che si presenta come colui “che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito” (Deuteronomio 10:18). Aiutare, amare lo straniero, vuol dire allinearsi con il piano di Dio, con la sua volontà, con quello che Dio è.

Ora la guerra si è avvicinata di nuovo a noi, è arrivata ancora nel cuore dell’Europa. Nonostante si parli molto di pace, la guerra continua ad essere l’opzione finale più ricorrente per tutte le diatribe tra popoli e nazioni (vedi il post I segni dei tempi (4): “Pace, pace”, ma la pace non c’è).

Non abbiamo alcun potere in questo, se non pregare per coloro che muovono le fila del mondo (1 Timoteo 2:1-2). Ma c’è molto che possiamo fare verso coloro che sono coinvolti nelle guerre, che scappano dai conflitti, dalla miseria: sostenerli, accoglierli, condividere con loro l’amore di Dio. Come ci insegna Gesù: Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me” (Matteo 25:35-40).

Senza mai dimenticare che anche noi eravamo stranieri, estranei agli occhi di Dio, ma siamo stati accolti, per la fede nel suo amore per noi, nella sua famiglia: Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio (Efesini 2:19).



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