La scelta
- evangelicibz
- 9 apr 2020
- Tempo di lettura: 4 min
«Immagina di avere due pazienti in condizioni critiche ma un solo ventilatore. Questa è la scelta con la quale potrebbe confrontarsi il personale ospedaliero di New York, Parigi e Londra nelle prossime settimane, proprio come in Lombardia e a Madrid. Il triage richiede decisioni angosciose. I medici devono dire chi sarà sottoposto al trattamento e chi se ne deve andare senza: chi potrebbe vivere e chi probabilmente morirà».
Così inizia un articolo uscito sull’ultimo numero dell’Economist, intitolato “A grim calculus” (‘Un orrendo calcolo’). L’articolo parla non solo della scelta tra due scenari come quelli sopra illustrati, ma anche di quello che ci sta dietro e, soprattutto, di quello che si prospetta per dopo: un calcolo economico, una scelta tra perdita di denaro e perdita umana.
Abbiamo già affrontato in parte questo argomento in un precedente post (Immunità di gregge? Dipende dal pastore!), ma questa lucida e spietata analisi della realtà di un mondo basato fondamentalmente sul capitalismo, sul denaro, sull’interesse economico-finanziario, come valore supremo intorno al quale tutto gira, ci spinge a un’ulteriore riflessione.
Nell’articolo si dice come la scelta di abbinare una cifra in dollari per ogni vita umana, per quanto spietata, sia inevitabile se l’epidemia dovesse prolungarsi, e che dovrebbe essere esattamente quello che i governi dovranno fare per uscire dai prossimi, strazianti, mesi… Da qui la domanda: quanti dollari, quanti euro vale una vita umana?
Certamente comprendiamo il costo in termini monetari di una pandemia di questo genere, la necessità di non portare al collasso l'economia dei singoli paesi, ma vedere che si mette in primo piano questo, rispetto al costo in vite umane, fa rabbrividire. A sentirle in questo contesto oggi, le parole di Gesù sembrano veramente molto, molto lontane: Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? (Luca 15:4).
Questo ci insegna il valore che ha e deve avere ogni singola vita. E Gesù è morto per ogni singola vita, per me e per te, visto come un individuo talmente importante ai suoi occhi da venire a cercarlo, anche se fosse stato l’unico, per salvarlo al prezzo della sua propria vita, come ben ci ricorda l’apostolo Paolo: Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me (Galati 2:20).
E questo non perché Paolo fosse un privilegiato, un eletto da salvare a discapito di altri da abbandonare al loro destino, ma come dimostrazione di un amore che non fa calcoli di questo genere, che guarda a persone indegne come lo era lui (1 Timoteo 1:15) e poi agisce di conseguenza, come Paolo stesso afferma con forza: Difficilmente uno morirebbe per un giusto, ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Romani 5:7-8).
La scelta alla fine è tra il sistema di Dio e quello di Mammona (impersonificazione dell’idolo denaro): Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona» (Luca 16:13). Difficile far conciliare le due cose, anzi impossibile. E proprio per questo molti rideranno di quella che potrebbe essere vista solo come un'assurda e impraticabile dicotomia, e che il compromesso invece deve essere la scelta giusta. Del resto non serve andare nei palazzi degli organismi finanziari internazionali per riscontrarlo, basta andare all’immediata reazione dei religiosi ai tempi di Gesù: I farisei, che amavano il denaro, udivano tutte queste cose e si beffavano di lui (Luca 16:14).
Anche il famoso “Chi salva una vita salva il mondo intero” (tratto dal Talmud babilonese e ripreso e reso noto dal film Schindler’s list) risulta alquanto stridente nell’attuale sistema mondiale. Ma noi, mentre ringraziamo ancora chi lotta per salvare anche una sola vita, giovane o vecchia che sia, senza guardare o pensare se ne sia degno o meno, senza fare troppi calcoli di quanto costerà in termini economici, ringraziamo sempre colui che non ha guardato a sé stesso e ha messo a disposizione la sua salvezza per ognuno di noi, indegni di tanto amore, e non usando il denaro come prezzo di riscatto (1 Pietro 1:18-19).
Questo è il vantaggio, il 'guadagno' che ognuno di noi può ricevere, come auspicava il sommo sacerdote Caiafa, inconsapevole della portata della sua affermazione: Uno di loro, Caiafa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla, e non riflettete come torni a vostro vantaggio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione» (Giovanni 11:49-50; vedi anche i vv. 51-52).
L’articolo dell’Economist, chiude con queste tragiche parole: «Alla fine, anche se molte persone stanno morendo, il costo del distanziamento potrebbe superare i benefici. Questo è un lato delle scelte e dei compromessi che nessuno è ancora pronto ad ammettere».
Confrontare oggi l’opzione del mondo e quella di Dio, è determinante per la nostra, personale, vita futura. Mentre osserviamo, spesso impotenti, le scelte che i signori del mondo fanno per le nostre vite con la calcolatrice in mano, noi cerchiamo di fare la scelta sulla base dell'offerta che ci viene fatta del nostro unico Signore ... scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, amando il SIGNORE, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, poiché egli è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni (Deuteronomio 30:19-20).

Comments