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La sorveglianza

Una volta superata la prima emergenza sanitaria con tutte le sue limitazioni, verrà varata quella che viene definita la ‘fase 2’. Tra le varie proposte c’è anche quella dell’attivazione di un controllo, tramite cellulare, per geolocalizzare tutti coloro che sono possibili trasmettitori del virus. Per farlo, seguendo il modello già adottato dalla Corea del Sud e da Israele, sarà necessario accedere allo smartphone di tutti i cittadini, per quella che viene definita ‘sorveglianza attiva’. L’idea è quella di portare ognuno a essere più libero di muoversi, ma controllando i movimenti di tutti. Una specie di paradosso, ma fatto, almeno ufficialmente, per il nostro bene. Un sistema alla grande fratello che però pone ovviamente seri problemi riguardo alla privacy individuale.

Giobbe stava male. Aveva subito quella che agli occhi suoi era solo una profonda ingiustizia che lo aveva privato di beni materiali, affetti e salute. In un suo sfogo depresso e disperato verso Dio, gli chiede di non concentrarsi troppo su di lui, di lasciarlo al suo destino: Quando cesserai di tenere lo sguardo fisso su di me? Quando mi darai tempo d’inghiottire la mia saliva? … Non sono forse pochi i giorni che mi restano? Smetta egli dunque, mi lasci stare, perché io possa rasserenarmi un poco (Giobbe 7:19; 10:20).

Giobbe capirà che, se era vero che aveva subito qualcosa di cui non era direttamente responsabile, Dio non lo aveva però abbandonato, nemmeno per un istante. Alla fine si renderà conto della follia del suo attacco a Dio (Giobbe 40:3-5) e sperimenterà ancora la cura che l’Onnipotente ebbe verso lui e la sua famiglia (Giobbe 42).

Quello che però vogliamo evidenziare da questi episodi è il fatto che Giobbe dà per scontata la visione di Dio su ogni aspetto della vita di ogni uomo. Dio non è estraneo agli avvenimenti degli uomini, ma osserva con attenzione cosa fa la sua creatura, anche quando ci sembra che Dio sia lontano da noi (Atti 17:26-27)

Anche Davide sapeva bene questo e lo esprime in maniera intensa nel Salmo 139, che è un inno all’onniscienza e all’onnipresenza di Dio.

SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci.

Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo,

tu comprendi da lontano il mio pensiero.

Tu mi scruti quando cammino e quando riposo

e conosci a fondo tutte le mie vie.

Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua,

che tu, SIGNORE, già la conosci appieno.

Tu mi circondi, mi stai di fronte e alle spalle

e poni la tua mano su di me.

La conoscenza che hai di me è meravigliosa,

troppo alta perché io possa arrivarci.

Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito,

dove fuggirò dalla tua presenza?

Se salgo in cielo tu ci sei;

se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là.

Se prendo le ali dell’alba

e vado ad abitare all’estremità del mare,

anche là mi condurrà la tua mano

e mi afferrerà la tua destra.

Se dico: «Certo le tenebre mi nasconderanno

e la luce diventerà notte intorno a me»,

le tenebre stesse non possono nasconderti nulla

e la notte per te è chiara come il giorno;

le tenebre e la luce ti sono uguali.

Sei tu che hai formato le mie reni,

che mi hai intessuto nel seno di mia madre.

Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo.

Meravigliose sono le tue opere,

e l’anima mia lo sa molto bene.

Le mie ossa non ti erano nascoste,

quando fui formato in segreto

e intessuto nelle profondità della terra.

I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo,

e nel tuo libro erano tutti scritti

i giorni che mi erano destinati,

quando nessuno d’essi era sorto ancora. (Salmo 139:1-16)

Tanta profonda conoscenza della nostra persona da parte di Dio ci spaventa, ci dà fastidio o ci consola?

Davide non solo sa che il Signore è onnisciente, ma conclude il suo salmo con un invito allo stesso Dio ad andare ancora più in profondità, a scavare ancora più intimamente nella sua anima:

Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore.

Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri.

Vedi se c’è in me qualche via iniqua

e guidami per la via eterna (Salmo 39:23-24)

Davide sa che può fidarsi di un Dio che lo conosce così intimamente… e non ha paura, non la vive come una presenza ingombrante, ma anzi vuole con tutte le sue forze che Dio svisceri ancora di più ogni minimo aspetto della sua vita, che esamini il suo cuore e i suoi pensieri, affinché tolga da lui ogni cosa che lo minaccia nel profondo e che lo guidi nella via giusta, la via eterna.

Possiamo fidarci della sua attenta e amorevole sorveglianza.

Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio; anzi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri (Luca 12:6-7).



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