top of page
evangelicibz

Lotteria o Dio? La grande scommessa

Quante probabilità ci sono che uno vinca alla Lotteria Italia? Una su 5 milioni. E di azzeccare un 6 al Superenalotto? Una su 622 milioni. Quante di vincere alla Lotteria degli Scontrini messa in atto dal governo, anche se con obiettivi diversi, e di cui oggi ci sarà la prima estrazione? Una su 53 milioni (vedi qui). Eppure milioni di italiani ci provano comunque.

Ma c’è, in base alla statistica, la possibilità di stabilire l’esistenza di Dio? Se sì, che percentuale possiamo darle? In base a uno studio condotto dal fisico e analista del rischio Stephen D. Unwin, che ha utilizzato il metodo statistico chiamato bayesiano, ci sarebbe una probabilità del 67% che Dio esista. Due su tre, non male. Altri matematici, applicando il Teorema di Gödel, sarebbero giunti alle stessa conclusione: Dio esiste.

Ovviamente al credente non serve la statistica, ma solo la speranza che deriva dalla fede, perché “siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede non è speranza; difatti, quello che uno vede perché lo spererebbe ancora?” (Romani 8:24). La speranza del cristiano però, attraverso la fede, diventa in lui certezza e realtà: Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. (Ebrei 11:1).

Questo non vuol dire che la Bibbia ci descriva fatti fantasiosi e privi di ogni riscontro storico-scientifico a cui affidarsi senza alcuna possibilità di verifica, anche se non è questo il suo obiettivo principale. Per esempio, l’evangelista e medico Luca, compilatore del vangelo che porta il suo nome e del libro degli Atti, ci tiene a sottolineare l’esattezza storica del racconto al suo amico Teofilo (‘amante/amico di Dio’) e a tutti coloro che da duemila anni leggono i vangeli: Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo, perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate (Luca 1:1-4).

Quegli stessi testimoni hanno voluto trasmetterci i fatti, ma soprattutto gli insegnamenti di quel Gesù con cui hanno vissuto: Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunciamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa (1 Giovanni 1:1-4).

Tutto questo, insieme con innumerevoli altre prove, non saranno (e non devono comunque mai essere) quelle che convinceranno l’uomo. Sarà la fede scaturita dall’ascolto della Parola di Dio (Romani 10:17) quella che, per mezzo dello Spirito che viene ad abitare nei veri credenti che accettano il messaggio di salvezza di Dio, darà la totale, assoluta e rassicurante certezza: Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. Ma l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. (1 Corinzi 2:12-14).

Ecco il paradosso cristiano, la ‘pazzia’, la scommessa: credere per ... credere!

Tommaso ha voluto mettere le mani nel costato di Gesù per avere la certezza della sua resurrezione (Giovanni 20:25) e Gesù glielo ha concesso, invitandolo però da quel momento in poi a credere senza bisogno di ‘toccare’ (Giovanni 20:27). La beatitudine, la felicità non sta nella dimostrazione matematica, fisica, statistica dell’esistenza di Dio, del sacrificio di Gesù e del suo valore, ma scaturisce solo dalla fede nelle parole e opere di Gesù espresse nella Parola di Dio: Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Giovanni 20:29).

Non abbiamo bisogno nemmeno di miracoli continui per avere fede, ma di credere in quelli descritti dai testimoni oculari: Ora Gesù fece in presenza dei suoi discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome. (Giovanni 20:30-31)

Dio esiste e la sua dimostrazione è viva in tutti quelli che lo hanno sperimentato per fede. Scommettiamo?

Poiché senza fede è impossibile piacergli, poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano (Ebrei 11:6).



89 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page