“Maledetta primavera, che fretta c’era”, recitava una canzone italiana degli inizi degli anni ’80. Oggi, 21 marzo, è primavera. Nonostante l’uomo abbia provocato degli sconvolgimenti climatici, rimane ancora valido quello che Dio aveva promesso dopo il diluvio: Finché la terra durerà, semina e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno mai (Genesi 8:22). Le giornate si stanno allungando, le temperature si fanno più miti, molti alberi sono in fiore, arrivano le prime rondini… Tutto questo ti fa venire voglia di uscire, di assaporare il risveglio della natura.
Invece siamo obbligati, giustamente vista l’emergenza sanitaria, a stare in casa. Niente passeggiate, niente corse nei parchi, niente gite fuori porta. Niente. E allora… maledetta primavera, che fretta c’era? Non era meglio, se proprio doveva venire, che tutto questo fosse iniziato mesi prima? Non era forse più facile stare in casa al calduccio mentre fuori le giornate erano più cupe e fredde?
Il virus non ha quindi fermato le stagioni, non ha fermato queste belle giornate di primavera. E per molti, purtroppo veramente tanti, il fatto che oggi sia primavera non significa proprio nulla, presi come sono a lottare contro un mostro invisibile, ma letale per così tanta gente.
Eppure dovremmo prendere spunto da quello che primavera significa anche nelle sue diverse accezioni: rinascita, risveglio, nuovo inizio. Tra le varie definizioni di primavera, leggiamo nel dizionario: «Periodo iniziale nella vita di uno stato o di una nazione, caratterizzato da particolare tensione ideale» (dizionario Treccani, edizione online). Qual è la nostra tensione ideale come nazione? Cosa impareranno l’Italia e gli altri stati da quello che stanno vivendo? Ci sarà una nuova primavera?
La Parola di Dio ci presenta un invito che il popolo che si era allontanato dal suo Signore rivolse a sé stesso: Diranno: “Venite, torniamo al SIGNORE, perché egli ha strappato, ma ci guarirà; ha percosso, ma ci fascerà. In due giorni ci ridarà la vita; il terzo giorno ci rimetterà in piedi, e noi vivremo alla sua presenza. Conosciamo il SIGNORE, sforziamoci di conoscerlo! La sua venuta è certa, come quella dell’aurora; egli verrà a noi come la pioggia, come la pioggia di primavera che annaffia la terra” (Osea 6:1-3). E Dio venne, come la primavera, a quel popolo così lontano che aveva deciso di tornare a lui, di sforzarsi di conoscerlo, anche se molti non raccolsero l’invito di Dio stesso ad alzare lo sguardo verso di lui (Osea 11:7), dimostrando il suo amore struggente verso i suoi figli, sebbene a lungo ribelli (Osea 11:8-11). E soprattutto Dio verrà ancora, negli ultimi tempi, invitando per l'ennesima volta il suo popolo a chiedere quella pioggia primaverile, ricca di benedizione: Chiedete al SIGNORE la pioggia nella stagione di primavera! Il SIGNORE che produce i lampi darà loro abbondanza di pioggia, a ciascuno erba nel proprio campo (Zaccaria 10:1).
Ma cosa possiamo fare noi, per le nostre vite personali, in questo primo giorno di primavera? Forse dare il via proprio a un nuovo inizio, a un cambiamento radicale di vita. Una vita da far sbocciare innanzitutto in noi, se ancora non lo abbiamo fatto, per poi farla fluire attraverso noi anche nella vita altrui.
Primavera quindi come rinascita della vita, come benedizione celeste. Ecco quello di cui hanno bisogno tutti, anche per affrontare questi terribili momenti. Una nuova nascita, una rinascita spirituale dall’alto, come quella che Gesù indicava come indispensabile al religioso Nicodemo (Giovanni 3:1-7), che nasce dall’ascolto e fede nella sua Parola (1 Pietro 1:23; Giovanni 5:24; Efesini 1:13-14), non grazie a nostre opere pregresse, ma come unico mezzo per poi operare giustamente (Tito 3:4-8).
Una BENEDETTA primavera a tutti!
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