È vero, siamo tutti, chi più chi meno, in difficoltà in questo momento. Tanta ansia accumulata per la salute nostra e dei nostri cari, per l’incertezza lavorativa ed economica futura, ecc. È quindi naturale che insieme a varie manifestazioni di reciproco e spontaneo aiuto, ci venga naturale preoccuparci in primis della nostra situazione. Questo però lo dovremmo fare senza dimenticarci degli altri, quelli forse da sempre più lontani, più distanti dal nostro modo di essere e vivere. Ora stiamo condividendo tutti una stessa esperienza, ma qualcuno forse la sta vivendo peggio di noi. Peggio perché più solo, con meno contatti sociali, con meno possibilità economiche. Peggio perché forse emarginato per motivi vari. Come lo era prima e ancora di più oggi.
Il rischio che qualcuno, anche vicino a noi in qualche modo, resti indietro è quindi concreto. Magari quel qualcuno che ci stava meno simpatico, che era meno in linea con il nostro modo di essere e di pensare.
Davide aveva subito molti attacchi da parte del re Saul. Le frustrazioni di Saul, le sue gelosie, si sono infatti spesso sfogate su un’innocente Davide che, tra l’altro, aveva tirato lui e il popolo d’Israele fuori da circostanze imbarazzanti (1 Samuele 17). Davide aveva anche servito e allietato Saul e, avendone ricevuto varie volte in cambio tentativi di omicidio, non aveva risposto con la stessa moneta (1 Samuele 16:23; 18:10-11; 19:1-7; 20:30-33; 24; 26).
Una volta diventato re, dopo la morte di Saul, Davide si è preoccupato di cercare qualcuno della famiglia di Saul, caduta totalmente in disgrazia a causa proprio del comportamento del primo re d’Israele. Non per vendicarsi, ma per fare loro del bene. Davide era affezionato a Gionatan, figlio di Saul, anch’esso deceduto, che si era dimostrato leale nei suoi confronti. Davide si era impegnato con lui, dicendogli che non si sarebbe dimenticato del patto di amicizia che li aveva legati (1 Samuele 20:14-17), anche perché era un giuramento che “avevano fatto tra di loro davanti al SIGNORE” (2 Samuele 21:7).
Davide manda quindi qualcuno a informarsi sulla situazione: Davide disse: «C’è ancora qualcuno della casa di Saul, al quale possa fare del bene per amore di Gionatan?» C’era un servo della casa di Saul, di nome Siba, che fu fatto venire da Davide. Il re gli chiese: «Sei tu Siba?» Egli rispose: «Servo tuo». Il re gli disse: «C’è ancora qualcuno della casa di Saul al quale io possa fare del bene per amore di Dio?» Siba rispose al re: «C’è ancora un figlio di Gionatan, storpio dei piedi» (2 Samuele 9:1-3).
Davide non si era dimenticato dell’amico figlio di Saul, del suo affetto per lui, che ora voleva riversare sui suoi discendenti. È importante notare che lo fa non solo per amicizia, ma anche per amore di Dio. Era l’amore verso Dio che lo portava a pensare, informarsi e poi fare del bene allo sconosciuto figlio di un amico che era in evidenti difficoltà fisiche e finanziarie, sebbene nipote di un uomo che lo aveva minacciato tante volte.
Anche Gesù ci invita ad andare oltre all’amore solo per gli amici, solo per quelli che ci fanno del bene, che possono ricambiare un giorno il nostro affetto, il nostro aiuto: E come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale grazia ne avete? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ne avete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere, quale grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso anche il Padre vostro. (Luca 6:31-36).
Davide si è chiesto se c’era qualcuno al quale poter fare del bene. E poi ha fatto qualcosa.
Gesù ci chiede di fare del bene, di amare, senza pensare a tornaconti personali. E lui lo ha fatto per noi mentre eravamo ancora nemici. (Romani 5:10).
L’esempio di Davide e le parole di Gesù, ci portano quindi a una riflessione importante. A chi sto pensando in questi giorni? Di chi mi sto dimenticando? Mi sono informato su come sta quella o quell’altra persona, indipendentemente da chi è e da cosa abbia o non abbia fatto per me o se la sua vita sia sempre stata impeccabile? A chi ho negato un aiuto, avendo la possibilità di farlo? Se amo Dio, allora devo anche chiedermi chi è il mio prossimo da amare (Marco 12:28-31).
Certo, non possiamo aiutare in tutto e tutti e l'aiuto che possiamo dare forse sarà minimo, ma dice un importante motto ‘non ha commesso errore più grande di colui che, pensando di poter fare troppo poco, non ha fatto nulla’.
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