Nel suo discorso nello stadio di Mosca, il presidente russo ha citato un passo del vangelo di Giovanni: Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici (Giovanni 15:13). Lui lo ha applicato ai soldati che verrebbero mandati in Ucraina per la difesa delle comunità russofone lì presenti, ma che nel fare questo, devono anche uccidere gli altri che vivono in quelle aree (e non solo, come stiamo vedendo). Ma Gesù lo aveva inteso in questo modo? Ovviamente no. Leggiamo il brano nel suo contesto immediato: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando (Giovanni 15:12-14). Gesù parlava di amore degli uni verso gli altri, non di odio e omicidio, come ritroviamo ancora più avanti nella Parola: Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna. Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli (1 Giovanni 3:15-16) ... Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri (1 Giovanni 4:11).
Un amore che è offerta di sé stessi, talvolta fino al sacrificio personale, pur di salvare l’altro. Ma Gesù non sta dando ai suoi discepoli solo un ordine che prevedeva anche una possibile estrema conseguenza, ma sta presentando quel modello di amore che lui stesso aveva messo in atto per loro e per tutti noi e di cui aveva parlato loro poco prima, nella stessa ultima notte prima della sua crocifissione, e che Giovanni ci ricorda, mentre Gesù si preparava a lavare loro i piedi: Ora prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine (Giovanni 13:1). Gesù li amò, e amò noi, fino alla fine. Non solo fino alla fine della sua vita terrena, prima della sua morte e resurrezione, ma in un modo che mostra tutta l’estensione del suo amore, fino alla morte della croce... e senza uccidere nessuno. E lo ha fatto non solo per degli amici, ma per tutti coloro che lo odiavano o che erano indifferenti, offrendo loro e a noi tutti un’unica e incredibile possibilità di salvezza: Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. Difficilmente uno morirebbe per un giusto, ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Romani 5:6-8).
No, Gesù non ha mai insegnato a uccidere l’altro per difendere un amico, un fratello. Quando Pietro voleva difenderlo dall’arresto e dalle sue conseguenze, usando una spada per colpire gli aggressori, la risposta di Gesù fu chiara e netta: Allora Gesù gli disse: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada (Matteo 26:52).
In quanto ai presunti portavoce di Dio, a quelli che giustificano qualunque azione, anche la più atroce, perché fatta nel suo nome (dal “Gott mit uns”, di hitleriana memoria, al “Dio lo vuole” americano per la guerra in Iraq, al “Allahu akbar” del fondamentalismo islamico, alla "guerra giusta" del patriarca russo Kirill, ecc.) ... a quelli che usano a sproposito e fuori contesto la sua Parola, ai falsi profeti che da sempre, dai pulpiti più diversi, prendono Dio per la giacca e gli fanno dire quello che loro vogliono, Dio dice: Il SIGNORE mi disse: «Quei profeti profetizzano menzogne nel mio nome; io non li ho mandati, non ho dato loro nessun ordine e non ho parlato loro. Le profezie che vi fanno sono visioni menzognere, divinazione, vanità, imposture del proprio cuore» (Geremia 14:14).
Teniamo fuori Dio e la sua Parola dalle guerre volute e provocate dagli uomini. Come cristiani usiamo Dio e la sua Parola per annunciare e mantenere la vera pace che solo lui può dare.
