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Paura di vivere

I recentissimi dati sul numero di suicidi in Alto Adige delle ultime settimane sono drammatici. Già il tasso di persone che si tolgono la vita in regione, che è di uno a settimana, è il doppio rispetto alla media nazionale, ma si è arrivati in questo periodo ad avere sette suicidi in sei giorni (Roger Pycha, primario di psichiatria a Bressanone e coordinatore della rete per la salute mentale, Alto Adige, 13 giugno).

Non è sempre facile entrare nei meccanismi psicologici di coloro che decidono di fare un gesto tanto estremo e perciò non possiamo né vogliamo esprimere un giudizio. Le motivazioni infatti possono essere tante e talvolta più di una insieme. Ci possono essere situazioni negative pregresse o nuovi e improvvisi fattori scatenanti. Paradossalmente colui che si toglie la vita sconfigge la più grande paura dell’uomo, quella della morte, ma non riesce a superare la paura di vivere nella condizione in cui si trova, non trovando altre soluzioni se non il porre fine alla propria esistenza terrena.

Abbiamo già avuto modo di meditare varie volte sulla paura della morte (vedi, tra gli altri, i post Andrà tutto bene e Io non avrò più paura) e su come Gesù abbia dato la sua vita anche per farci superare questa paura (Ebrei 2:14-15). Ci siamo anche soffermati un po’ su altre paure, come quelle derivate dalle conseguenze di una pandemia come quella con cui abbiamo avuto a che fare, invitando a confidare in colui che può sollevarci da ogni paura (Salmo 56:3-4; Isaia 12:2; Filippesi 4:6-7, ma sono centinaia le citazioni in cui Dio ci invita a non temere e avere fiducia nel suo intervento).

Oggi vogliamo soffermarci ancora brevemente sulla paura di vivere che, grazie a Dio, nella stragrande maggioranza dei casi non porta a gesti estremi, ma che è un freno, a volte determinante, al proprio vivere quotidiano, non permettendo di farci fare scelte che potrebbero segnare in maniera positiva tutto il nostro futuro. Per farlo vogliamo partire non tanto da un esame dei problemi, ma dalla soluzione: E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!» (Romani 8:15)

Il credente, per mezzo della fede nel sacrificio di Gesù, diventa figlio di Dio, di un’adozione spirituale che lo mette in relazione personale con il Padre. E il suo intervento permette, tra le altre cose, di non ricadere in quelle paure di cui ognuno era obbligatoriamente servitore. Di quale paura parla il nostro testo? Di quella paura ‘naturale’ che non ci permette di godere appieno dei doni di Dio, che ci fa essere servi di quel peccato che ci allontana dalla pace, dalla sicurezza di non essere mai più soli, in qualsiasi circostanza, perché parte della famiglia di un padre amorevole, che ci ha adottati, cioè scelti consapevolmente come figli.

Il sapere di non essere più soli nelle nostre lotte quotidiane, di avere la certezza che sempre e in ogni situazione sopra di noi c’è chi ha perfettamente sotto controllo la nostra vita personale, ci permette di scacciare via la paura, mettendo la nostra sorte nelle sue mani: Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, di amore e di autocontrollo (2 Timoteo 1:7). La timidezza di cui ci parla Paolo in questo versetto è un termine usato anche per chi si ritira, per paura, dalla battaglia, chi si lascia frenare da ciò che lo spaventa, perché pensa di non poterlo affrontare e superare. Al contrario Dio ci vuole fornire la sua forza (che si manifesta perfetta nella nostra debolezza – 2 Corinzi 12:9-10), facendo dell’amore (che ha sparso nei nostri cuori – Romani 5:5) il motore della nostra vita, permettendoci di non perdere il controllo sulle nostre vite.

Talvolta è la paura di dover affrontare il giudizio degli altri, in conseguenza a un fallimento, a un’incapacità o per errori gravi commessi che spinge a allontanarsi, a chiudersi in sé stessi e, per alcuni, ad arrivare al gesto estremo. Se diamo la nostra vita a Dio, abbiamo la garanzia del perdono da quello che abbiamo fatto. Se lo confessiamo a lui, veniamo liberati dalla paura di un effetto negativo e questo ci darà anche forza per affrontare noi stessi e gli altri con maggior coraggio. La chiave, ancora una volta è l’amore che il Dio che ci ama vuole infondere in noi: Nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell’amore (1 Giovanni 4:18).

Permettiamo a Dio di illuminare i nostri cuori con il suo amore, per affrontare e superare il buio delle nostre paure. Senza quell’amore siamo ‘imperfetti’, nel senso di ‘non completi’, mancanti di quell’elemento fondamentale che riempie i nostri vuoti, dando senso e significato al nostro vivere.

Siamo tutti circondati da tanti nemici, cose, situazioni e persone a noi avverse (o da noi percepite come tali) che vogliono ostacolare tramite la paura i nostri giorni. A volte i nemici sono dentro di noi. Anche da tutti questi Dio vuole liberarci “per concederci, liberati dalla mano dei nostri nemici, di poterlo servire senza paura (Luca 1:74).

Il SIGNORE cammina egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non perderti d’animo (Deuteronomio 31:8).


 
 
 

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