Non sappiamo ancora quanto rimarrà dell’esperienza fatta. Ci sono già segnali non del tutto positivi, con la ripresa delle polemiche e proteste di vario genere. La solidarietà nazionale sembra un po’ scemare, tornano i conflitti di sempre, gli interessi personali o di categoria prevalgono su quelli collettivi, calano drasticamente le cantate dai balconi, diminuiscono bandiere e cartelli colorati con quel “andrà tutto bene” che è stato il leitmotiv della speranza durante la prima fase del contagio. È come se molti avessero già lasciato alle spalle buona parte di quello che hanno vissuto, ancora prima che sia passato del tutto il pericolo.
Il rischio di dimenticare in fretta quello che di positivo abbiamo imparato, o che stavamo imparando, è reale. Molti in questo periodo hanno provato anche a trovare o riscoprire una dimensione più alta e allo stesso tempo più intima. Abbiamo capito che Dio c’è anche nelle nostre case, se lo lasciamo entrare, e non solo in un luogo di culto fatto di mattoni. Tanti hanno sentito il suo conforto, il suo sostegno, la sua presenza.
Ma, una volta usciti, alla ripresa delle più o meno normali attività lavorative, cosa succederà? Ci sarà ancora tempo per curare la nostra relazione con Dio? Soltanto, bada bene a te stesso e guàrdati dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste, ed esse non ti escano dal cuore finché duri la tua vita. Anzi, falle sapere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. (Deuteronomio 4:9).
Sì, cerchiamo di non dimenticare e continuare a tenere viva quella fiamma, far sì che quel seme gettato nel nostro cuore porti il frutto sperato (Marco 4:8).
Un modo sicuro per fissare le parole che Dio ci ha dette è quello di viverle, di metterle in pratica, “Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com’era” (Giacomo 1:23-24). Ascoltare è prezioso, ma vivere ciò che abbiamo udito ci aiuta a scoprire la verità di quelle parole e a non lasciarle svanire.
Nel post di ieri abbiamo concluso la meditazione dicendo che Dio non si dimentica di noi. Facciamo anche noi in modo di non dimenticarci di lui. Apriamo la sua Parola, sentiamo cosa vuole dirci per il giorno che stiamo vivendo. Parliamo con lui, in maniera spontanea e naturale, aprendogli il nostro cuore. Viviamo quello che abbiamo imparato e piantiamo le sue parole in un buon terreno. Facendo così non verrà disperso quel tesoro prezioso che abbiamo scoperto o ritrovato in questi difficili mesi. E il frutto che ne verrà sarà permanente.
Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento e il tuo cuore custodisca i miei comandamenti, perché ti procureranno lunghi giorni, anni di vita e di prosperità. Bontà e verità non ti abbandonino: lègatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore (Proverbi 3:1-3).
Quelli che sono piantati nella casa del SIGNORE fioriranno nei cortili del nostro Dio. Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti, per annunciare che il SIGNORE è giusto; egli è la mia rocca, e non v’è ingiustizia in lui (Salmo 92:13-15).
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