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Rientri e rimpianti

Ci siamo, tra pochi giorni riprende la scuola. Dopo i mesi di studio più strani della storia, si riparte. Ma non sarà come prima. Tra le tante incertezze che rimangono, quello che sappiamo è che insieme ai libri da portare a scuola, bisognerà ricordarsi di essersi misurati la febbre e di avere dietro la mascherina. I compagni si saluteranno gomito a gomito e sparisce il concetto di compagno di banco. E se le cose si mettono male… tutti a casa, compagni di classe, insegnanti e chissà chi altro.

Dopo il primo inevitabile smarrimento, si dovrà però ricominciare, è fondamentale ricominciare.

La cosa più facile sarebbe però quella di vivere questa situazione in un costante confronto con il passato, quando tutto questo non c’era. E rimpiangere quello che oggi, non sappiamo per quanto, non c’è più.

La Parola di Dio ci invita a guardare avanti senza rimpianti per il passato: Non dire: «Come mai i giorni di prima erano migliori di questi?», poiché non è da saggio domandarsi questo. (Ecclesiaste 7:10).

Dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte dei babilonesi e l’esilio forzato d’Israele, ci fu il momento del ritorno e della ricostruzione, sia delle mura abbattute della città, che del tempio. Ma non era più la stessa cosa. Non era più il tempio glorioso di Salomone e quello appena costruito non poteva competere per fasto e grandezza. E alcuni, che avevano visto il primo tempio, piangevano all’inaugurazione di quello nuovo, rimpiangendo il vecchio: Molti sacerdoti, Leviti e capi famiglia anziani, che avevano visto la prima casa, piangevano ad alta voce mentre si ponevano le fondamenta della nuova casa. (Esdra 3:12); Chi c’è ancora tra di voi che abbia visto questa casa nel suo primo splendore? E come la vedete adesso? Così com’è non è forse come un nulla ai vostri occhi? (Aggeo 2:3).

Sì le cose erano diverse, a prima vista peggiori o, perlomeno, meno belle. Eppure quel nuovo tempio, ampliato ai giorni di Erode, avrebbe visto Gesù venire a insegnare al suo interno. Ecco perché Dio invitò coloro che vedevamo la nuova situazione come “un nulla” a confronto con la precedente, a guardarla con occhi diversi, senza rimpianti e proiettandosi sul futuro: “La gloria di questa casa sarà più grande di quella della casa precedente”, dice il SIGNORE degli eserciti. “In questo luogo io darò la pace”, dice il SIGNORE degli eserciti».” (Aggeo 2:9). Gesù infatti in quel “nulla” avrebbe presentato sé stesso come la luce della vita (Giovanni 8:12), che è la salvezza di chiunque crede!

No, nessun rimpianto per quello che, almeno per ora, non c’è più. Impariamo invece dal passato per farne tesoro e strumento indispensabile per vivere al meglio il presente. Così è anche per gli insegnamenti di Dio: Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché, mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza (Romani 15:4; vedi anche 1 Corinzi 10:11).

E poi guardiamo avanti: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù (Filippesi 3:13-14).

Nella vita di tutti i giorni come, e soprattutto, nella vita spirituale, c’è un davanti, una meta, un obiettivo a cui tendere. Anche se l’oggi ci sembra non ideale e il passato qualcosa da rimpiangere, cogliamo le opportunità del presente, qualunque esse siano, per farne un mezzo per proseguire e crescere: corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta (Ebrei 12:1-2).


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