Ci sono ancora moltissime persone che stanno aspettando i contributi promessi, fondamentali per superare questo momento difficile dove quasi ogni attività produttiva ha subito un fortissimo calo. Succede purtroppo spesso che ci siano degli intoppi burocratici, qualcosa che si interpone tra noi e chi potrebbe aiutarci. Alla delusione si somma quindi un senso di frustrazione, e talvolta di rabbia, oltre naturalmente al peggiorarsi della situazione personale.
Uno che ha sperimentato quanto possano essere drammatici i ritardi, fu Iairo. Il suo bisogno era immediato e urgente. A un certo punto vide che la soluzione era a portata di mano e si rivolge con fede a colui che poteva aiutarlo: Gesù passò di nuovo in barca all’altra riva, e una gran folla si radunò attorno a lui; ed egli stava presso il mare. E uno dei capi della sinagoga, chiamato Iairo, venne e, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregò con insistenza, dicendo: «La mia bambina sta morendo. Vieni a posare le mani su di lei, affinché sia salva e viva». Gesù andò con lui, e molta gente lo seguiva e lo stringeva da ogni parte. (Marco 5:21-24)
Iairo è una persona religiosa importante, uno dei capi della sinagoga di Capernaum. In quanto tale era una persona molto conosciuta, onorata e rispettata. Il bisogno di Iairo era però così urgente che gettò via tutta la sua dignità e l'orgoglio, si buttò ai piedi di Gesù e gli chiese aiuto per sua figlia morente. Il Vangelo di Luca ci aggiunge un particolare importante: la sua figlia dodicenne era la sua unica figlia (Luca 8:42).
Un uomo della sua posizione e autorità poteva forse cercare altre soluzioni, ma si rende conto che né la sua posizione sociale, né il suo essere religioso porterà alla salvezza sua figlia, ma solo una persona: Gesù. I vangeli ci raccontano di vari episodi di persone che, davanti a un enorme bisogno e avendo fede che Gesù fosse la soluzione dei loro problemi, superano la vergogna, si fanno spazio tra la folla e si gettano ai piedi di Gesù.
Il nostro testo ci dice poi che Gesù non rispose nulla, ma agì, andando dietro all’uomo. A volte a noi può sembrare che il Signore non senta, che non risponda alle nostre preghiere, anche se fatte con fede, quando invece probabilmente lui è già all’azione. Iairo dimostra umiltà e una preghiera fatta con fede, e Gesù va con lui. Non è meraviglioso pensare che Gesù possa accompagnarci, venire con noi, verso la risposta alla nostra preghiera?
Ma ora succede qualcosa di imprevisto, una donna con una grave problema fisico, si fa spazio tra la folla che stringe tutt’attorno Gesù e lo tocca (Marco 5:25-34).
Iairo forse era un uomo che sapeva aspettare la risposta di Dio, ma ora la sua fede viene messa a dura prova. Pensiamo al suo stato d’animo. Sua figlia, la sua unica figlia, sta morendo. Ogni minuto era prezioso, vitale. Se Gesù avesse tardato sua figlia avrebbe potuto intanto morire. Bisognava correre, fare in fretta, finché c’era ancora tempo. Ma Gesù cosa fa? Si ferma, sa che è successo qualcosa e chiede ai suoi discepoli chi lo ha toccato. Forse in qual momento anche Iairo avrà pensato la stessa cosa che i discepoli dissero a Gesù: I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi come la folla ti si stringe attorno e dici: “Chi mi ha toccato?”» (v. 31). Per ben due volte il testo specifica che la folla era stretta attorno a Gesù e Gesù si chiede chi lo ha toccato? Non solo lo chiede, ma si ferma e si volta indietro…
Iairo quasi certamente sarà stato sconvolto di quell'imprevisto, di quel ritardo che poteva essere fatale. Ma Gesù stava aspettando che colei che era stata guarita si facesse avanti. E lei “paurosa e tremante” venne a gettarsi ai suoi piedi dicendogli tutta la verità. Era una donna che aveva delle perdite di sangue da dodici anni e che aveva sperperato tutto ciò che possedeva con dei medici incapaci di guarirla. Una persona sfinita, depressa, gravemente malata e povera che ripone tutta la sua speranza in colui che lei sapeva poteva salvarla dal suo male. E anche lei sfida la folla, si fa largo, cercando almeno di toccare Gesù. Con quel gesto però sta anche sfidando la legge che proibiva a una donna con perdite di sangue, come era il suo caso, di toccare chiunque per non renderlo impuro (Levitico 15:19). Ma Gesù non la rimprovera per questo, quello che lui rende puro gli uomini non lo devono più considerare impuro (Atti 10:15).
Quella donna quindi, socialmente isolata e moralmente e fisicamente abbattuta, stava anche rischiando una grave condanna da parte di quei religiosi che volevano scrupolosamente seguire la legge, senza capire che senza amore e misericordia, non c’è attuazione della legge (Romani 13:10; Galati 5:14). Ma lei va, ora guarita, e si getta, come Iairo, ai piedi di Gesù per dire davanti a lui e a tutta la folla quello che le era successo. E Gesù le dichiara che, per la sua fede, se ne può andare, guarita e salvata!
Un altro bellissimo esempio di fede e di risposta amorevole di Gesù. Ma Iairo? Ciò che è stato un vantaggio per altri, ora è diventato un ritardo, un intoppo forse fatale. Un ritardo che mette a dura prova la sua fede. Mai sperimentato nulla di simile? Un impedimento improvviso che rischia di infrangere le nostre speranze? Come reagì Iairo e come reagiremmo noi? Domani riprenderemo da qui. (continua)
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