Due giorni fa il “paziente uno” è stato dimesso dall’ospedale. Una bella notizia per lui e una speranza per molti che ancora si trovano ricoverati. Nella sua prima dichiarazione ha detto che «la cosa più bella è ritornare a respirare». Per chi come lui si è trovato colpito dal virus, con polmoniti aggressive e con gravissime difficoltà respiratorie, tornare a respirare, tornare a fare quello che tutte le persone sane fanno naturalmente, deve essere veramente qualcosa di straordinario.
Non so quante volte abbiamo pensato “che bello! respiro!”. Anche questa è una delle innumerevoli cose che diamo per scontate e che certamente non ci spingono a ringraziare Dio quotidianamente. Eppure senza aria non si vive. Prima di esaminare gli altri parametri vitali, un soccorritore che si trovasse davanti a una persona priva di conoscenza si porrebbe due semplici domande: respira? il cuore batte? E che dire quando un bambino nasce? Mamma e personale medico aspettano il primo respiro del neonato, il primo pianto che dimostra che la funzione respiratoria autonoma è attivata, che gli alveoli si sono dilatati e il passaggio dell’ossigeno è avvenuto.
Quando Dio creò l’uomo, il primo atto vitale che fece nei suoi confronti aveva a che fare proprio con il respiro: Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente (Genesi 2:7); Così parla Dio, il SIGNORE, che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha disteso la terra con tutto quello che essa produce, che dà il respiro al popolo che c’è sopra e lo spirito a quelli che vi camminano (Isaia 42:5); … lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa (Atti 17:25).
Quel soffio vitale non era però solo legato al respiro, era un soffio spirituale[1] che metteva da quel momento l’uomo in grado di entrare in relazione con Dio stesso, di ‘respirare’ con lui. Una relazione personale tra il Creatore e la sua creatura, che solo la caduta nel peccato ha rovinato. Da quel momento l’uomo ‘respira’ male, essendosi guastato il collegamento diretto con il suo fornitore di ossigeno spirituale.
Per permettere a ognuno di noi di tornare ad avere questa libera relazione con lui, Dio mandò suo figlio, quel Gesù che, alla sua morte, “emesso un gran grido, rese lo spirito” (Marco 15:37). Gesù morì, rimanendo senza alito vivente, per donarlo a tutti coloro che credono in lui.
Da quel momento ogni credente ebbe la possibilità di ricevere il nuovo soffio vitale di Dio. Prima ai suoi discepoli: Detto questo, soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo (Giovanni 20:22), come caparra di quello che sarebbe successo da lì a poco, quando il soffio del vento dello Spirito di Dio arrivò su tutti coloro che credevano in lui (Atti 2:2).
Lasciamoci quindi ‘soffiare’ ancora da Dio. Continuiamo a respirare, o ritorniamo a farlo, se non abbiamo ancora creduto e quindi ricevuto il soffio delle Spirito in noi. E poi rimaniamo pure per un attimo senza respiro, ma solo perché meravigliati dal suo amore per noi.
Infine, abbiamo un altro soffio di Dio, questa volta per rendere un oggetto, normalmente inanimato, vivente e vivificante tutti coloro che credono in esso, rendendo completi e ben equipaggiati tutti quelli che ne praticano gli insegnamenti: la sua Parola. Ogni Scrittura è ispirata da Dio (“soffiata da Dio per mezzo del suo Spirito”) e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona (2 Timoteo 3:16-17; vedi anche Ebrei 4:12; 1 Pietro 1:23; 2 Pietro 1:20-21).
Buon respiro a tutti!
[1] La parola ‘spirito’, sia in ebraico (ruach) che in greco (pneuma), le lingue in cui è stata scritta la Bibbia, ha come significato generale quello di ‘respiro’, per poi andare ad indicare sia lo spirito che vive nell’uomo, che lo Spirito di Dio.
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