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Sapersi accontentare

Ognuno di noi sperimenta in questi giorni molte limitazioni. Non ci possiamo muovere se non per provate necessità e quindi ci troviamo ad avere una vita dove molte delle cose che facevamo regolarmente prima, ora non le possiamo più fare. Già si prospettano tempi lunghi prima della ripresa delle attività, dei movimenti, del ritorno alla vita ‘normale’. E forse dovremmo considerare anche che c’è il rischio che quella che vivremo dopo non sarà più la vita di prima. Forse lo stesso nostro stile e livello di vita, come già oggi per molti, non sarà più lo stesso in futuro.

Ci stiamo però accorgendo, e questa può essere stata una grande sorpresa per molti di noi, che ci sono tutta una serie di cose che prima riempivano la nostra vita e che oggi vediamo non essere poi così indispensabili. In poche parole, stiamo imparando forse ad accontentarci, e magari anche a ringraziare, di quello che abbiamo.

Quante volte abbiamo visto film in cui c’erano delle navi che stavano per affondare e il capitano che ordinava di buttare a mare tutto ciò che non era indispensabile. Oppure altri film con catastrofi imminenti, in cui le persone dovevano scegliere in pochi minuti o secondi cosa portarsi via e cosa lasciare. Qualcuno avrà anche vissuto queste esperienze nella realtà, nella propria vita. Scelte obbligate in cui si sperimenta cosa veramente conta per noi e cosa meno.


Il Signore nella sua Parola ci insegna ad accontentarci di quello che abbiamo. Probabilmente per la maggior parte di noi la parola ‘accontentarsi’ ha un connotato negativo. Ma la parola contiene il termine ‘contento’, cioè felice. Quello di cui stiamo parlando qui e di cui ci parla Dio non è un accontentarsi come rassegnazione, ma un essere contenti, felici di quello che si ha.

Abbiamo anche indicazioni come a volte avere meno sia addirittura meglio, se il nostro poco è accompagnato da un giusto atteggiamento e da un giusto comportamento: Meglio poco con il timore del SIGNORE, che gran tesoro con turbamento (Proverbi 15:16); Meglio poco con giustizia, che grandi entrate senza equità (Proverbi 16:8).

L’apostolo Paolo ha vissuto momenti di quelle che oggi forse chiameremmo ‘alterne fortune’, cioè momenti d’abbondanza intervallati da altri di penuria. Crediamo che il suo atteggiamento sia ancora di grande ispirazione per tutti noi: Ho avuto una grande gioia nel Signore, perché finalmente avete rinnovato le vostre cure per me; ci pensavate sì, ma vi mancava l’opportunità. Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo. So vivere nella povertà e anche nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell’abbondanza e nell’indigenza. Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica (Filippesi 4:10-13).

Paolo, nell’alternanza delle situazioni della vita, aveva una costante: “colui che mi fortifica”. E questa era la sua forza, la sua pace, la sua contentezza in ogni frangente. Non aveva bisogno di correre dietro al guadagno per potersi sentire sicuro anche dal punto di vista economico. Certamente lui sapeva che aveva dei fratelli e sorelle in fede che di tanto in tanto gli mandavano degli aiuti per i quali era grato e riconoscente. Era anche sempre pronto a darsi da fare per provvedere ai suoi stessi bisogni e quelli altrui, se questo era necessario (1 Tessalonicesi 2:9). Ma sapeva anche che era Dio la fonte di ogni cosa, che usava gli altri o se stesso come strumento della sua grazia. Ed era altrettanto certo che la condivisione del nostro poco con gli altri, portasse a una benedizione diretta da parte del Signore: Il mio Dio provvederà a ogni vostro bisogno, secondo la sua gloriosa ricchezza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen. (Filippesi 4:19-20).


La pietà, con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno. Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti. (1 Timoteo 6:6-8). Dio quindi ci insegna a essere contenti di quello che abbiamo e che questo anzi può essere meglio, “un grande guadagno”. Ci insegna a relazionare la nostra condizione economica con la riconoscenza e riverenza verso Dio (questo il significato biblico di ‘pietà) per quello che abbiamo.

Se poi, nonostante le incertezze anche economiche di questo momento, ci trovassimo in una condizione di abbondanza, allora l’invito è a farne parte ad altri, anche considerando che forse ci potrebbe essere il giorno in cui ci troveremo noi ad avere bisogno dell’abbondanza altrui: Infatti non si tratta di mettere voi nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di seguire un principio di uguaglianza; nelle attuali circostanze la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è scritto: «Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva raccolto poco non ne ebbe troppo poco». (2 Corinzi 8:13-15).

Quindi, ribadiamo, impariamo a essere contenti di quello che già abbiamo, e se possiamo, condividiamolo con chi in questo momento ha più bisogno di noi. Cerchiamo un altro tipo di guadagno, mettendo il cuore e investendo in ciò che non andrà perso (Matteo 6:19-21), certi e riconoscenti dell’intervento di quel Dio a cui affidiamo la nostra vita: La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete, perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò» (Ebrei 13:5).


A volte basta poco (o meno) per essere davvero felici.


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