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Settanta volte sette. Il perdono come liberazione (prima parte)

Fa certamente effetto vedere due presidenti, quello italiano e quello sloveno, prendersi per mano per ricordare e riconoscere insieme le reciproche azioni di violenza commesse nel passato dai popoli che rappresentano. Un gesto che vuole essere di perdono e riconciliazione. Le ferite rimangono, ma vengono liberate dal rancore e da ogni altro sentimento negativo o, per dirla con le parole di Mattarella: «La storia non si cancella, le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano. La scelta però è tra fare delle sofferenze patite da una parte e dall’altra l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimenti e rancore, oppure farne al contrario patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia e condivisione del futuro».

L'italiano 'perdonare' viene dal latino medievale e significa 'fare atto di donazione per eccellenza; condonare'. Da qui il significato più completo di ‘Non tenere in considerazione il male ricevuto da altri, rinunciando a propositi di vendetta, alla punizione, a qualsiasi possibile rivalsa, e annullando in sé ogni risentimento verso l’autore dell’offesa o del danno’ (Dizionario Treccani online).

Nel greco del Nuovo Testamento la parola tradotta con ‘perdonare’ (afiēmi), ha invece come significato generale quello di 'liberare (dalla schiavitù, dalla prigionia)'.

È fondamentale tenere presente questo significato per capire cosa realmente significhi il perdono e come questo ci leghi a Dio, perché è l’atto iniziale che fa scaturire il nostro rapporto con lui.

Da un lato ci siamo noi che diciamo: “Signore, ho sbagliato, adesso ho capito, perdonami”. E dall'altro c'è Dio, quel Dio che abbiamo preso in giro, offeso, di cui ci siamo disinteressati per una vita, che per primo ci ha offerto il suo perdono e poi accetta la nostra richiesta di essere perdonati. La accetta al punto tale da dire di dimenticarsi dei nostri peccati (Isaia 43:25; Geremia 31:34), al punto da togliere di mezzo per sempre la nostra colpa (Colossesi 2:14). Un’azione di liberazione unica e definitiva che va ben al di là di quello che l’uomo può e riesce a fare verso i suoi simili (vedi anche post “Ci ricorderemo di voi”). Il suo messaggio è centrato sul perdono, così come lo deve essere il nostro: Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme (Luca 24:46-47).

Ma noi oggi vogliamo parlare del perdono fatto dall'uomo, da colui che Dio ha perdonato. Il perdono è un atto difficile, tremendamente difficile, perché ci obbliga a passare sopra i torti, i dolori, le ferite, le umiliazioni subite. Ecco perché è un atto tra i più alti, se non il più alto, che un uomo possa compiere. Anche amare risulta talvolta più facile di perdonare. Ma un amore senza perdono non è amore.

Dio, il suo perdono, lo lega molto al nostro: Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi (Matteo 6:14). Nella preghiera 'modello' del Padre Nostro, siamo invitati a dire: “perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo...” (Luca 11:4). Ma allora, dov'è la grazia di Dio, se il suo perdono è condizionato al nostro? Qui il Signore vuole innanzitutto spiegarci quale deve essere il rapporto che lega noi a lui e agli altri. Ma anche che uno degli aspetti della grazia di Dio, sta nel fatto che ci ha messo nelle condizioni di perdonare! È una sua grazia, un suo regalo (ci è dato PER-DONO). Ma come ogni regalo dobbiamo essere disposti ad accettarlo, a volerlo, a farlo nostro. E per farlo dobbiamo aver capito di aver sbagliato e di aver bisogno di quella liberazione, di quel dono.

I benefici del perdono sono così alti, così meravigliosi, che Dio vuole farci provare e vivere questa esperienza. Il Signore, tramite il perdono che noi concediamo a coloro che ci hanno fatto del male, ci fa agire come Dio, ci fa somigliare a lui e vivere in armonia con lui: Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. (Colossesi 3:13).

Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione. Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria! Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo. Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati (Efesini 4:30-5:1).

Nel prossimo post vedremo altri aspetti positivi del perdono, oggi concentriamoci su quanto abbiamo detto: perdonati, liberati e chiamati a perdonare per essere imitatori di quel Dio che perdona.


 
 
 

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