Venerdì è uscito sul Corriere della Sera un bell’articolo ripreso da un altro giornale e che potete leggere qui. L’articolo, dopo una lucida analisi della situazione attuale, conclude con queste parole: «Davanti ai nostri occhi si dissolve come nebbia al sole il paradigma della civiltà che ci ha formato negli ultimi duecento anni: che siamo i signori del Creato, possiamo tutto e il mondo appartiene a noi».
È indubbiamente vero che un certo senso di onnipotenza sia presente nel nostro mondo. Del resto l'uomo ha fatto enormi conquiste, sorpendenti scoperte, ha plasmato e modificato la materia, espolorato l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo. La scienza quindi, con i suoi progressi, ha portato uno dei suoi più importanti esponenti, Stephen Hawking, a dichiarare che «non abbiamo più bisogno di un Dio». L'uomo ritiene ormai di aver capito tutto e quindi non c'è più bisogno di chi ci dia una spiegazione sull'origine delle cose, sul loro sviluppo e fine. Magari sul senso del nostro vivere sì, per quello avremmo ancora bisogno di qualche spiegazione in più, ma si lascia all'uomo la responsabilità di cercarselo per conto suo. Nella scienza, nella filosofia o in qualsiasi forma religiosa o pseudo-religiosa l'uomo voglia costruirsi per soddisfare questo bisogno.
A volte abbiamo fatto di noi stessi, dell'uomo e delle sue scoperte, o della "Madre Terra", un idolo. E abbiamo messo Dio da parte, negandone esistenza e funzione: essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen (Romani 1:25).
Questa pandemia ha fatto però schricchiolare le certezze di molti. Quante volte abbiamo sentito dire in questi giorni che questo è un virus nuovo, che non conosciamo, che non sappiamo bene come combattere. Sì, a volte le certezze di avere la signoria su tutto il creato, ambiente o virus che sia, con le conseguenze devastanti provocate, viene meno.
Eppure Dio aveva dato all'uomo un compito ben preciso: Dio il SIGNORE prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse (Genesi 2:15). Ma l'uomo ha scelto, sceglie e, ahimè, temiamo sceglierà, di sfruttare e deturpare invece che di lavorare e custodire, di coltivare e proteggere. Purtroppo talvolta, per rifarci alla conclusione dell'articolo che abbiamo citato qui sopra, ci sono nebbie che non si dissolvono nemmeno con belle giornate di sole, giornate in cui non permettiamo alla Luce di filtrare e di farci vedere come stanno le cose.
Il risultato è una creazione, tutta intera, in sofferenza e in attesa di una liberazione: Sappiamo infatti che fino ad ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo (Romani 8:22-23).
No, non siamo padroni del mondo. Scendiamo quindi dal trono e rimettiamoci colui a cui spetta. Non a un despota, non a uno che si tiene i privilegi per sé e abbandona gli altri al loro destino, ma un Dio che vuole intervenire direttamente nella vita di ognuno, per condurci in un regno di pace e liberazione. Un Dio che fa ruotare intorno alla persona di Gesù tutto l'universo. Per noi.
Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; egli che è il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli (Colossesi 1:13-20).
Lasciamo oggi che la sua Parola ci parli, che la luce del Creatore illumini le nostre vite, spazzando via le nebbie e le tenebre del dubbio, delle incertezze, delle paure.
Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei, e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta (Giovanni 1:1-5).
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