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Solo con i tuoi occhi

Ci stiamo abituando ormai a vedere persone con le mascherine chirurgiche o di qualsiasi altro genere che coprono parzialmente le loro facce. Stiamo imparando a riconoscerle solo da qualche altro particolare, non potendo più vedere il loro intero volto. Vediamo soprattutto medici e infermieri con tute, cuffiette e appunto mascherine, che lasciano intravedere solo i loro occhi. E spesso in questo periodo sono occhi stanchi, arrossati dalle troppe ore di lavoro, ma anche dalla tensione e spesso dalla disperazione di assistere a così tanta sofferenza. Occhi che molte volte, a fine turno, si bagnano di lacrime.

Sono solo gli occhi quello che i malati vedono. E molti vedono in quegli occhi la determinazione, la compassione, l’incoraggiamento di cui hanno bisogno. Per chi non ce l’ha fatta poi, gli occhi di un medico o di un infermiere sono stati l’ultima cosa che hanno visto da vicino.

Uno sguardo luminoso rallegra il cuore (Proverbi 15:30), ci dice la Parola. Credo che tutti noi abbiamo in qualche modo sperimentato questo. Forse molti non sono abituati a guardare negli occhi dell’altro, per timidezza, soggezione o magari vergogna. Sappiamo però quanto sia importante, quando abbiamo bisogno di ricevere o dare amore, conforto, ma anche un rimprovero, guardare e essere guardati negli occhi. Sappiamo benissimo quanto degli occhi bagnati di lacrime per noi ci dicano molto di chi ci sta davanti. Sappiamo altrettanto bene quanto uno sguardo luminoso, possa darci quella gioia, quella serenità di cui abbiamo bisogno. Possiamo quindi parlare solo con uno sguardo, con i nostri occhi fissi negli occhi dell’altro.

Un giorno un uomo andò da Gesù. Era giovane e ricco. Aveva sentito parlare di Gesù e voleva fargli una domanda che probabilmente frullava nella sua testa da un po’ tempo: Cosa devo fare per ereditare la vita eterna? (Marco 10:17). Il giovane riconosce in Gesù un buon maestro che può dargli quella risposta. Probabilmente però solo un buon maestro, non il Dio fatto uomo, e Gesù glielo fa notare (v. 18). Gesù capisce il problema di un uomo, giovane, forte e ricco e che si sente probabilmente in grado di fare quello che gli verrà chiesto per conquistarsi la vita eterna. Visto che si tratta di conquistarsi qualcosa da solo, allora Gesù lo invita a adempiere i comandamenti (v. 19). L’uomo è sicuro di sé e gli risponde spavaldo: Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla gioventù (v. 20). Ed ecco che Gesù va al cuore del suo problema e, seguendo il suo modo di ragionare, gli dice che se vuole conquistarsi la salvezza, deve vendere tutto, darlo ai poveri e poi seguirlo (v. 21). Un brutto colpo per il giovane, visto che teneva molto alla sua ricchezza. Era pronto a usarla per salvarsi, a fare altri sacrifici, ma probabilmente non a rinunciare al suo benessere (v. 22). Gesù aveva colpito nel segno, facendogli capire in quel modo quello che poi avrebbe detto ai suoi discepoli che avevano assistito alla scena e che erano altrettanto sconcertati, al punto di chiedere a Gesù: Chi dunque può essere salvato? (v. 26). La risposta di Gesù, del Dio incarnato è chiara e assoluta: Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio. (v. 27). Non c’è nulla che l’uomo può fare, né con la sua forza, né con la sua ricchezza, né con le sue pratiche religiose o buone opere, per essere salvato. La salvezza è qualcosa che nasce in Dio, è messa in atto in Gesù e donata a coloro che credono in lui, senza le opere, che sono solo una conseguenza di una fede genuina (Efesini 2:8-10; Romani 10:9-10; 11:6). Fede in qualcosa che è già stato fatto, non in qualcosa che io devo fare. Fede in Dio, non in un buon maestro.

Ma cosa c’entra questa storia con quello che abbiamo appena detto sopra? Per questo passaggio fondamentale del brano: Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse… (v. 21). Gesù dice la verità al giovane ricco, non la nasconde. Deve andare al cuore del problema, del suo problema, affinché scopra la sua insufficienza e la grazia di Dio. Ma lo fa con uno sguardo pieno di amore, con degli occhi che gli dicono quanto egli ami il peccatore al punto di dare la sua vita per lui (Luca 5:31-32; 1 Corinzi 15:3; Giovanni 3:16-17).

Quelli di Gesù, sono gli stessi occhi che si sono bagnati di lacrime davanti alla morte di un amico e all'incredulità di un popolo (Giovanni 11:33-35; Luca 19:41-42), per l'amore che provava per l'uno e per gli altri.

Sì, anche noi abbiamo bisogno di quello sguardo, di quegli occhi che amano. E ne abbiamo bisogno oggi.



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