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Sopravvissuti

Oggi ricorre il ventesimo anniversario dell’attacco alla Torri Gemelle di New York e per tutti l’11 settembre 2001 è diventata una di quelle date chiave della storia moderna. Circa 3000 persone persero la vita, ma c’è ovviamente chi è scampato, oltre ai circa 6000 feriti, ed è sopravvissuto all’attentato. Alcuni casi sono però particolari, come quello di Matthew, sopravvissuto non solo all’attacco di New York, ma anche a quello di Parigi al Bataclan, nel 2015. O altri, ancora più clamorosi, come quello di Violet Jessop (1887-1971) che, dopo aver superato da bambina la tubercolosi, è sopravvissuta a ben tre disastri navali: quello della nave Olympic nel 1911, quello tragico del Titanic nel 1912 e quello del Britannic nel 1916, tre navi ‘gemelle’, tutte e tre della stessa compagnia navale, la White Star Line. Come considerare quanto successo a Matthew e Violet? Sono stati fortunati a scampare a tutti quei pericoli o sfortunati a incappare in così tante disgrazie, pur riuscendo a uscirne incolumi? Insomma, il bicchiere della loro vita è stato mezzo pieno o mezzo vuoto? Devono maledire la sorte o benedirla?

L’apostolo Paolo non aveva dubbi circa l’origine e la liberazione dalle sue numerose disgrazie e il bilancio che ne trae è sempre comunque positivo: Tu invece hai seguito da vicino... le mie persecuzioni, le mie sofferenze, quello che mi accadde ad Antiochia, a Iconio e a Listra. Sai quali persecuzioni ho sopportato, e il Signore mi ha liberato da tutte. (2 Timoteo 3:10-11). Le esperienze negative passate non sono state per lui motivo di maledizione verso quel Signore che aveva permesso che questo succedesse, ma di piena consapevolezza che è stato invece lui stesso a liberarlo. Questa certezza accompagnò lui e altri suoi compagni di viaggio in tutte le difficili situazioni: Fratelli, non vogliamo che ignoriate, riguardo all’afflizione che ci colse in Asia, che siamo stati grandemente oppressi, oltre le nostre forze, tanto da farci disperare perfino della vita. Anzi, avevamo già noi stessi pronunciato la nostra sentenza di morte, affinché non mettessimo la nostra fiducia in noi stessi, ma in Dio, che risuscita i morti. Egli ci ha liberati e ci libererà da un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza che ci libererà ancora. (2 Corinzi 1:8-10).

Un giorno un amico, un fratello con il quale condividiamo una parte importante di vita da oltre vent’anni, ha fatto questa affermazione dopo l’ennesima situazione negativa che ha dovuto affrontare: «Devo ringraziare il Signore perché da quando vi ho conosciuto ha messo sempre voi al mio fianco per aiutarmi a venire fuori da ogni problema». Poteva lamentarsi o maledire il fatto che da quando ci ha incontrato sono successe tante cose negative, ma invece ha riconosciuto l’intervento di Dio nella sua vita nelle disgrazie, anche attraverso le persone a lui vicine.

Chi pone la sua fiducia in Dio, sa che la sua vita è nelle sue mani, qualsiasi siano le circostanze in cui vive. Non solo sa che se è sopravvissuto, se è uscito da situazione difficili o drammatiche non è stato grazie al caso, alla fortuna o quant’altro, ma grazie a Dio, e che lo ha fatto con uno scopo ben preciso.

Spesso il nostro errore è quello di pensare “perché è successo proprio a me?”, non trovando pace in questo, anche se siamo sopravvissuti a un evento negativo. Oppure di pensare solo al perché delle sorte avversa di altri, sia per trarne un giudizio negativo su chi ha permesso questo, o avendo quasi un senso di colpa perché si è sopravvissuti lì dove altri invece non ce l’hanno fatta.

A volte è difficile trovare una risposta a tante domande, a volte però sbagliamo a porci le domande o a dare dei giudizi su quanto successo a noi e agli altri. Se siamo sopravvissuti a qualcosa di tragico, ringraziamo Dio, cerchiamo sostegno in lui e pensiamo a cosa farne da ora in poi della nostra vita, cercando di cogliere il senso che il Signore vuol dare al nostro vivere. C’è ancora tanto da scoprire nel dopo la tragedia, tanta luce dopo tanto buio. Tante cose che Dio vuole dirci, attraverso le circostanze, le persone che ci mette vicino e attraverso la sua Parola, che ci chiama e ci parla. Prima di essere afflitto, andavo errando, ma ora osservo la tua parola... È stata un bene per me l’afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti. (Salmo 119:67, 71). I superstiti alzano la voce, mandano grida di gioia, acclamano dal mare la maestà del SIGNORE (Isaia 24:14).


(Se hai ancora due minuti leggi questa breve testimonianza di una famiglia sopravvissuta all'attacco dell'11 settembre 2011): «"In quel momento, non importava assolutamente che non avessi realizzato i miei sogni di Broadway o che non avessi avuto un attico. Stavo completamente rincorrendo il vento", ha affermato. "E perché non avevo una stretta relazione con Dio a questo punto? Quando l'unica cosa che contava era quella, non ce l'avevo davvero". Ha ricordato di aver pregato: "'Signore, mi dispiace di non averti messo al primo posto nella mia vita.' Perché non l'avevo fatto. Ero una cristiana della domenica».

Gli Stanton, dopo aver guardato la morte in faccia dove un tempo si trovavano le Torri, ora si sono resi conto che volevano una vera relazione con il Dio della vita e che dipendevano totalmente da Lui per il loro futuro. Si sono pentiti del loro passato. "La domenica facevo uscire Gesù da una scatola e poi tornavo alla mia vita nei giorni feriali. Praticamente tutto quello che facevo era inseguire un capriccio", ha confessato Christina. "È stata la realizzazione che avevo vissuto la mia vita davvero senza Dio." Gli Stanton hanno visto e sentito sofferenza durante e dopo gli attacchi su questo terreno dove sono cadute le Torri, e Dio non permetterà che quell'esperienza personale vada sprecata.

Tutte le nostre vite sono cambiate a causa dell'11 settembre. Certamente ha approfondito il nostro rapporto con Cristo", ha insistito Christina, riassumendo, "L'unica cosa che conta ora è glorificare Dio e aiutare gli altri in un mondo sofferente".»


Christina Ray Stanton ha raccontato la loro storia di sopravvissuti all'11 settembre nel libro Out of the Shadow of 9/11: An Inspiring Tale of Escape and Transformation. Christina successivamente è sopravvissuta anche a una forma aggressiva di Covid-19. Anche questa esperienza è stata poi raccontata nel libro Faith in the Face of Covid-19: A Survivor's tale.



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