top of page
evangelicibz

Vizi di forma e richieste respinte (prima parte)

Con il moltiplicarsi delle domande di aiuto fatte in conseguenza alla profonda crisi economica scatenata dalla pandemia, aumenta vistosamente anche il numero di richieste presentate in modo non corretto. Dati anagrafici sbagliati, domanda incompleta, scadenza non rispettata, affrancatura mancata o insufficiente, invio telematico inappropriato, ecc., tutti vizi di forma, cioè delle “mancanze di un requisiti formali essenziali” che fanno sì che quanto richiesto non possa essere concesso.

Ieri abbiamo parlato di interlocutori giusti o sbagliati e di burocrazia, mettendo questo in relazione con il nostro rapporto con Dio. E se, nonostante il nostro esserci rivolti alla persona giusta, non ottenessimo risposta? Forse anche in questo caso dovremmo domandarci se non ci sia stato qualche impedimento che ha permesso che la nostra richiesta non arrivasse a destinazione o che venisse respinta.

Per prima cosa dobbiamo chiedere per fede: chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita è simile a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore, perché è di animo doppio, instabile in tutte le sue vie. (Giacomo 1:5-8; vedi Marco 11:22-24).

Molti di noi hanno dei problemi con la fede. Mentre ci sediamo con fede ogni giorno su una sedia senza chiederci se ci sosterrà o meno, guidiamo la macchina in discesa con fede, senza pensare se i freni funzioneranno o meno, abbiamo problemi a fidarci di Dio. Sì, perché fede vuole dire avere fiducia in Dio. Fiducia in primo luogo nella sua esistenza (Ebrei 11:6), ma anche fiducia nella sua azione. Certo, a volte ci sembrerà di dover fare un salto verso qualcosa che non vediamo, ma è un salto necessario, come ci racconta questa storiella: Una notte una casa prese fuoco e un giovane ragazzo fu obbligato a fuggire sul tetto. Il padre riuscì a uscire dalla casa e vide il ragazzo sul tetto. Distese le sue braccia e lo chiamò: “Salta, ti prenderò”. Lui sapeva che il ragazzo doveva buttarsi per avere salva la vita. Ma tutto quello che il ragazzo poteva vedere erano fiamme, fumo e buio. Come possiamo immaginare, era spaventato dall’idea di lasciare il tetto e saltare giù. Ma il padre continuava a chiamarlo: “Salta, ti prenderò”. Il ragazzo però gridò: “Papà, io non riesco a vederti”. Il padre, con calma, rispose: “Sono io che vedo te e questa è la sola cosa che conta”.

Noi non dobbiamo avere fede nella nostra fede. Non dobbiamo confidare che la nostra fede ci farà ottenere la risposta. Dobbiamo credere che Dio risponderà. E la cosa fa una grande differenza. La fede non è un dono per pochi eletti, è una scelta consapevole di fiducia verso Dio.

Dobbiamo anche chiederci perché e cosa stiamo chiedendo a Dio. Qual è il motivo e l’oggetto della nostra richiesta? Spereremo, dopo questa profonda crisi, di avere una risposta positiva dagli enti preposti se chiedessimo un contributo, un rimborso spese o una detrazione fiscale per l’acquisto di una villa con piscina, visto che abbiamo perso il lavoro? Più che un vizio di forma nella domanda sarebbe proprio una richiesta non ricevibile, quello che tecnicamente si potrebbe forse definire un ‘grave errore di sostanza’ o un ‘errore essenziale’.

Ebbene, anche con Dio potremmo trovarci a non avere una risposta, a vedere la nostra richiesta non accolta, perché “domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri.” (Giacomo 4:3). Qui per ‘piaceri’ il testo greco ha hedonē, da cui deriva l’italiano ‘edonismo’, il piacere per il piacere, il piacere fine a sé stesso che ha caratterizzato e caratterizza moltissimo la nostra era moderna.

Ci sono stati anche discepoli che hanno fatto domande irricevibili: Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si avvicinarono a lui, dicendogli: «Maestro, desideriamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che volete che io faccia per voi?» Essi gli dissero: «Concedici di sedere uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria». Ma Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete… (Marco 10:35-38). Gesù, non solo non può rispondere positivamente ad una richiesta così orgogliosa, ma è costretto anche a dare loro una lezione su quali devono essere le ambizioni e gli atteggiamenti dei discepoli di Cristo, presentando sé stesso come modello di servizio (vv. 42-45).

La chiave in questo caso è chiedere secondo la sua volontà: Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo chieste. (1 Giovanni 5:14-15).

Ci deve essere un’adesione, una coincidenza tra quello che noi chiediamo e quello che Dio vuole darci. Per far sì che questo succeda, dobbiamo imparare a conoscere sempre di più la volontà di Dio. Leggendola nella sua Parola in primo luogo: Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto (Giovanni 15:7). Poi imparandola per esperienza (Romani 12:2).

Riflettiamo poi sul fatto che noi dobbiamo chiedere a Dio “secondo la sua volontà” anche per capire i suoi scopi per la nostra vita, non solo per vedere esaudite e gratificate le nostre richieste.

Dio ha molto da dirci, da risponderci. E ha molto da farci fare, in un ruolo forse nuovo e inaspettato, dandoci una risposta per la nostra vita che veramente può andare infinitamente al di là di quello che “domandiamo o pensiamo” (Efesini 3:20).

Stiamo solo attenti ai vizi di forma.


62 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page