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Voltare pagina

Ottenuta la fiducia anche al senato, il governo si appresta a vivere una nuova fase. La parola più ricorrente subito dopo la votazione è stata ‘voltare pagina’, cioè la necessità di un cambiamento, di una svolta nella politica nazionale.

Il problema alla base di tutto sta nella reale possibilità di una tale svolta. Può un governo da solo (qualunque esso sia) cambiare totalmente le sorti di un paese? Non è forse la società italiana a dover svoltare, a dover prendere una direzione diversa? Ma una società, uno stato, è fatto di persone, di singoli. Ci può quindi essere un cambiamento come nazione, senza che ci sia una radicale trasformazione personale?

Dio, ovviamente, sa perfettamente che il problema globale parte dal singolo, non solo dal suo atteggiamento esteriore, ma dal suo intimo, dal suo essere profondo (Matteo 15:19; Giacomo 4:1). L’apostolo Paolo, guardando alla sua natura umana, poteva dichiarare: Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. (Romani 7:18). Qualcuno ci prova ad agire per il bene, ma sono tentativi spesso vani, parziali, momentanei, costellati di numerosi e continui fallimenti. Molti non ci provano nemmeno e molti altri agiscono, purtroppo, assecondando in toto la propria natura. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ecco allora che l’uomo ha bisogno in primo luogo di acquisire consapevolezza del proprio stato. Un esame doloroso, difficile da accettare perché è difficile metterci in discussione, dire a Dio che ha ragione, lasciar cadere ogni maschera dal nostro volto per mostrarci così come realmente siamo. Difficile, ma un passaggio obbligato. Solo così possiamo arrivare al passo successivo, cioè al desiderio di essere investiti della grazia di Dio, permettendo a lui di svolgere un rinnovamento totale del nostro essere, partendo dall’interno: Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne (Ezechiele 36:26). Si tratta di lasciare che Cristo, colui che è morto per noi per donarci la vita, trasformi completamente il nostro essere: Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove (2 Corinzi 5:17).

Noi affidiamo al nostro discernimento personale di determinare la nostra vita. Una scelta che a noi apparire di libertà. Ma siamo proprio sicuri che sia una scelta libera, incondizionata? In realtà ogni giorno, più o meno serenamente, più o meno consapevolmente, mettiamo la nostra sorte nelle mani di altri. Altri che condizioneranno le nostre scelte, indirizzeranno le nostre vite, stabiliranno cosa fare e come agire. Questo è normale e in varie circostanze anche giusto, quando mettiamo in atto un’ubbidienza civile che permette a una società di vivere democraticamente e con ordine. Ma per voltare pagina ci vuole ben altro.

Se da un lato Dio ci invita a non porre nella nostra natura tutto il potere decisionale (Proverbi 3:5) o in quello di altri (Salmo 146:3), dall’altro ci fa un pressante appello: Figlio mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie (Proverbi 23:26). Diamo il nostro cuore a Dio. Non ad altri uomini, una causa, un partito o una religione, ma direttamente a colui che ci ama, al solo che può permetterci di avere un cuore nuovo, di cambiare nel profondo, di voltare pagina. Definitivamente.


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