L’incredibile numero di messaggi d’odio presenti sui social, sta obbligando dei giganti come Facebook e Twitter a prendere dei provvedimenti urgenti, provando a bloccarne la diffusione. Probabilmente è la perdita di contratti pubblicitari, più che un vero e proprio senso civico, che spinge questi colossi a provare ad arginare il fenomeno. Ma sembra una guerra persa, perché il problema di fondo non è il social che diffonde (e guadagna) anche con questo, ma l’uomo che manifesta quello che è, quello che ha dentro e che lo scarica a colpi di post e tweet.
Poi ci pensa il sistema, anche quello dell’informazione più seria, a fare da cassa di risonanza a questi fenomeni di odio perché, come è stato giustamente ricordato da qualcuno “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce” e perciò si dà più risalto a ciò che è negativo piuttosto che a fatti positivi e virtuosi.
Il problema, abbiamo detto, non è tanto nel mezzo che veicola il messaggio, ma in colui che lo elabora e lo diffonde, “perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri” (Marco 7:21), “Poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla” (Matteo 12:34).
Paolo raccomanda al suo discepolo Tito di esortare i giovani credenti della neonata chiesa di Creta con le seguenti parole: Ricorda loro che siano sottomessi ai magistrati e alle autorità, che siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona, che non dicano male di nessuno, che non siano litigiosi, che siano miti, mostrando grande gentilezza verso tutti gli uomini. Perché anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda. (Tito 3:1-3). Paolo sa benissimo che quella era anche la sua situazione quando, da fariseo zelante, perseguitava e devastava la chiesa di Cristo, manifestando tutto il suo odio verso tutti coloro che erano seguaci di Gesù, e quindi riconoscente del fatto che “quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia” (Tito 3:4-5).
Noi siamo tutto sommato piuttosto indulgenti e, purtroppo, quasi assuefatti e quindi indifferenti, alle continue manifestazioni di odio verbale, mentre la Parola ci fa capire quanto pericolosa e malvagia possa essere la nostra lingua: Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, dà fuoco al ciclo della vita. Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male continuo, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non deve essere così (Giacomo 3:6-10).
Sarà proprio questa contraddizione di fondo che verrà evidenziata anche da Giovanni, rivolgendosi direttamente ai credenti, purtroppo non esenti da questa sciagurata dicotomia: Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre… Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi… Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto (1 Giovanni 2:9, 11; 4:20).
Ci sono tanti modi per dimostrare di essere cristiani e molti altri per contraddire quello che diciamo di essere. Molto dipende anche da quello che esce dalla nostra bocca, da quello che diciamo e da come lo diciamo. Ne abbiamo parlato nel post Pensieri, parole e la vera contaminazione e lo vogliamo sottolineare nuovamente. Al credente viene chiesto di amare, nelle parole e nei fatti, non di odiare, nemmeno a parole. Non lasciamoci trascinare quindi da post e tweet intrisi di quell’odio che manifesta tutto il peggio di noi stessi, ma lasciamoci purificare, nel cuore e nelle labbra, da quel Gesù che “non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno. Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:23). Ancora una volta ascoltiamo l’appello: Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi l’ascolta (Efesini 4:29).
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