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L’amore interessato

Torniamo sulla vicenda del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, in cui persero la vita 14 persone, tra cui i suoi genitori, il fratellino e i suoi nonni e di cui abbiamo già parlato nel post Tra le braccia del padre. Ci torniamo perché è cronaca di questi giorni la disputa tra i parenti di Eitan per averne l’affido. Il nonno paterno ha persino rapito il bambino dalla custodia degli zii materni per portarlo poi con sé in Israele. E la questione è passata in mano a avvocati, giudici e tribunali.

Noi non vogliamo entrare qui nel merito e giudicare chi dei due nuclei familiari che si stanno contendendo il piccolo Eitan abbia maggiori diritti, ma è chiaro che il vedere un bambino che ha subito una tale perdita dover essere al centro di tali scontri, sballottato da una parte all’altra del mondo, tra tribunali e enorme interesse mediatico, fa molta tristezza. E ci fa anche interrogare se veramente tutte le persone in causa abbiano come primo e esclusivo interesse solo quello del bene del bambino e che siano spinte solo dall’amore per lui o se invece non ci sia altro dietro. Che i due rami della famiglia di Eitan non siano molto legati sembra evidente, ma in ballo c’è anche un risarcimento certamente milionario che dovrà spettare a Eitan per il tragico incidente della funivia, e non vorremmo che questo fosse (anche? solo?) uno dei motivi di tanto interesse per Eitan. Non lo sappiamo e speriamo vivamente che non sia così, per il bene del bambino. Però questo ci spinge ancora una volta a interrogarci su cosa deve essere il vero amore. Quello che guarda a noi stessi, al nostro vantaggio e interesse o solo ed esclusivamente a quello altrui? Quello che ci fa fare qualunque cosa, anche le più terribili, per arrivare al nostro personale obiettivo, o quello che sa fare un passo indietro, anche rinunciare a qualcosa di bello e prezioso, proprio perché amiamo?

Il tutto ricorda in qualche modo la disputa per il bambino conteso tra due donne che reclamavano entrambe di esserne la madre e che leggiamo in 1 Re 3:16-27. Lì il re Salomone capì chi fosse la vera madre sulla base dell’amore disinteressato di una delle due donne, pronta a rinunciare a suo figlio pur di salvarlo dalla morte.

L’apostolo Paolo ha parlato molto di vero amore ad una chiesa che aveva molte divisioni al suo interno, litigi e dispute, facendo capire che l’amore... non cerca il proprio interesse” (1 Corinzi 13:5), ma che deve essere orientato verso il bene dell’altro, affinché “Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri” (1 Corinzi 10:24), presentando sé stesso come esempio, in quanto imitatore di Cristo: “così come anch’io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l’utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati. Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo.” (1 Corinzi 10:33-11:1).

Sì, perché è questo l’amore che Gesù ha avuto per noi, come abbiamo ricordato più e più volte, un amore disinteressato, che non guarda ai propri vantaggi e interessi personali, ma che poi li porta comunque in dote, perché l’amore dato fa bene anche a noi stessi e, prima o poi, torna indietro a nostro beneficio, “sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore” (Efesini 6:8). Guardiamo continuamente a quell’amore avuto per noi, non abituandoci solo a sentirne parlare, ma facciamolo vivere in noi avendo fede in lui (Romani 5:5), imitandolo e mettendolo in pratica con il suo aiuto, sapendo che “L’amore non fa nessun male al prossimo” (Romani 13:10). Mai.


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