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Pregare per i vivi

Tra non molti giorni ricorrerà la giornata della commemorazione dei defunti. Un momento particolare in cui molti fanno visita alle tombe dei propri cari che non ci sono più. Ci saranno anche molte preghiere che si eleveranno verso di loro o per invocare il loro aiuto.

Perché viene fatto? Qual è la funzione della preghiera, per cosa e per chi dovremmo pregare? E soprattutto, può la nostra preghiera modificare quello che succede dopo la morte?

Nella preghiera ‘modello’ del Padre Nostro (Matteo 6:9-13), Gesù ci invita a pregare il Padre affinché: venga il suo regno (v. 10); sia fatta la sua volontà (v. 10); ci dia quello di cui abbiamo bisogno giornalmente per vivere (v. 11); ci perdoni i nostri peccati (v. 12); ci preservi dalla tentazione/prova (v. 13); ci liberi dall’azione del maligno (v. 13).

Notiamo che in questa preghiera non si fa cenno a richieste per qualcosa o qualcuno che non c’è più. Ma questa era una preghiera personale, rivolta alle proprie personali necessità. Però abbiamo anche innumerevoli esempi di preghiera di intercessione, cioè a favore di altri. Vediamone solo alcuni: Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità (1 Timoteo 2:1-2); Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo annunciare il mistero di Cristo, a motivo del quale mi trovo prigioniero (Colossesi 4:3; vedi anche 2 Tessalonicesi 3:1); Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia (Giacomo 5:16).

Non abbiamo un solo esempio in tutta la Parola di Dio di preghiera di intercessione per le persone defunte. Quando una persona muore, nulla può essere modificato: è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio (Ebrei 9:27); Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male (2 Corinzi 5:10). Tra la morte e il giudizio, positivo o negativo che sia, non c’è altro, niente può essere più cambiato. Nessuna persona, nessuna preghiera sarà in grado di influenzare la situazione dei nostri cari che non ci sono più.

Allo stesso modo, neppure i defunti possono influenzare la vita dei viventi. Ci viene invece detto che ciò che dovremmo consultare è la Parola di Dio, e non coloro che non ci sono più, per avere indicazioni e aiuto per la nostra vita: Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza!» Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora! (Isaia 8:19-20).

La non interazione tra il mondo dei viventi e quello dei defunti, viene espressa chiaramente anche da Gesù nel brano del ricco e Lazzaro, che ci porta alle stesse conclusioni di quanto abbiamo appena letto. Lazzaro, un credente che ha vissuto miseramente, dopo la morte si ritrova in paradiso, mentre un altro uomo, ricco e che in vita non si era occupato di seguire Dio, si trova nel tormento (Luca 16:19-23). Il ricco chiede che gli venga mandato Lazzaro a rinfrescarlo (v. 24), ma la sorte sua e di Lazzaro era già decisa da quanto stabilito in vita (v. 25). Inoltre, la situazione era ora irreversibile e non si poteva più passare da un luogo all’altro, da una situazione all’altra: Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi (v. 26). Nessuno, dalla terra, poteva modificare il suo stato e nemmeno lui, o Lazzaro o nessun altro, poteva cambiare la propria esistenza o quella di altri. Ma ecco la richiesta del ricco e la risposta che gli viene data: Ed egli disse: “Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché li avverta, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento”. Abraamo disse: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli”. Ed egli: “No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvederanno”. Abraamo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita”. (vv. 27-31).

Ancora una volta l’appello che Gesù fa è di andare alla Parola ("Mosè e i profeti"). Lì troveremo risposte e indicazioni per noi e per gli altri ancora in vita, a cui testimoniare dell’amore di Cristo, che salva dalla morte eterna.

Ricordiamo con affetto, con nostalgia i nostri cari che non ci sono più. Impariamo e non dimentichiamo quello che ci hanno insegnato, come abbiamo ricordato nel post Biblioteche che bruciano. Ma preghiamo per noi e per quelli che sono ancora con noi affinché, noi e loro, scegliamo la vita: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, amando il SIGNORE, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, poiché egli è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni (Deuteronomio 30:19-20).


Una preghiera per i vivi e una scelta per la vita.





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