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Profeti inascoltati

Chiariamo subito che useremo il termine ‘profeta’ sia in modo proprio, così come lo vediamo descritto nella Bibbia, che in senso profano, riferendoci a qualcuno in grado di prevedere in qualche modo, per conoscenza, studio o particolare capacità di analisi, ciò che potrebbe accadere in un immediato o prossimo futuro.

Quello che questo virus ha portato, cogliendo di fatto tutti di sorpresa, era in realtà stato già previsto in larga parte da scienziati e analisti particolarmente attenti alla nostra realtà globale. Si trovano in rete filmati e articoli di qualche anno fa che ci parlavano del rischio di uno nuovo virus (se non proprio specificatamente di un coronavirus) che avrebbe potuto provocare una pandemia mai vista. I segnali c’erano, come abbiamo già ricordato nel post Essere pronti. Il punto è che non abbiamo dato seguito a quelle avvisaglie, abituati come siamo a reagire alle cose una volta che sono successe, non prima che succedano.

Nei giorni scorsi, in una puntata di Quante storie su Rai 3, il presentatore giustamente commentava che «uno dei problemi del nostro tempo, ma forse della condizione umana, è la capacità di prevedere, ma non quella di agire in conseguenza a quelle previsioni». Uomini come profeti, ma profeti inascoltati.

A volte non servono nemmeno i profeti, bastano gli storici, cioè quelli che ci raccontano i fatti precedenti che, per similitudine con la situazione attuale, dovrebbero essere di grande insegnamento per tutti noi. Infatti, non è certo la prima volta che il mondo si trova ad affrontare delle epidemie e, senza tornare indietro di troppi secoli, pensiamo all’influenza ‘spagnola’ che causò milioni di morti tra il 1918 e il 1920 e che è certamente un modello da osservare per vedere come si è diffuso, come è stato contenuto (o meno) e poi superato il contagio. Ma dovrebbe essere anche di monito, visto che quella epidemia, almeno negli Stati Uniti, ha avuto tre ondate distinte (primavera e poi autunno 1918 e quindi inverno 1918-1919), con la seconda più violenta e devastatrice della prima. Ovviamente ci auguriamo con tutto il cuore che ciò non debba ripetersi, ma pensiamo che dovremmo prestare molta attenzione a quello che anche la storia ci ha trasmesso, al fine di non ripetere gli stessi errori del passato.

Parlando di profeti nel senso biblico del termine, abbiamo due specifiche accezioni. Nella prima, la più diffusa, il profeta è colui che parla da parte di Dio, annunciando o, spesso, preannunciando fatti che si svolgeranno in un futuro vicino o anche lontanissimo, senza per altro essere pienamente consapevole dei tempi e modi dell’attuazione da parte di Dio della profezia stessa.

L’altro significato di profeta, nel senso più legato al Nuovo Testamento, dopo la venuta di Cristo, è quello di una persona dotata da Dio di diverse capacità spirituali: Chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione (1 Corinzi 14:3).

Dal punto di vista strettamente profetico Dio ci ha preannunciato tantissime cose, molte già passate e altre ancora da adempiersi, anche riguardo a situazioni come quella che stiamo vivendo (Luca 21:9-11). Il Signore aveva anche preannunciato molti secoli prima la venuta di Gesù, con una dovizia incredibile di particolari e di tempi, che non possiamo esaminare qui in queste poche righe.

Gesù è stato il Profeta per eccellenza e definitivo: Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi (Ebrei 1:1-2). Eppure, l’apostolo Giovanni ci ricorda che “La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:9-11). Anche qui, profeti e il Profeta, rimasti in buona parte inascoltati.

Da allora, i discepoli prima e poi tutti i veri credenti, sono stati testimoni della Parola della verità, hanno annunciato quelle cose che erano ormai storia, dalla quale ognuno può attingere e imparare. E con quella Parola hanno edificato, esortato, consolato.

Così, anche dal punto di vista biblico, non abbiamo più bisogno di nuovi profeti, ma di ascoltare la voce di coloro che già ci hanno parlato e ci parlano, senza aggiungere o togliere nulla a quella Parola, ma accettandola per grazia (Apocalisse 22:18-21). La storia, passata, presente e futura, è profezia già scritta, alla quale possiamo affidarci con certezza: Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo (1 Pietro 1:20-21).

Tempi e modalità particolari di attuazione sono in mano al Signore della storia. Saper accogliere il suo annuncio di salvezza sta a noi.

Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata annunciata prima dal Signore, ci è stata poi confermata da quelli che lo avevano udito, mentre Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro… Badate di non rifiutarvi di ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono di ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo (Ebrei 2:3-4; 12:25).


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