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Responsabilità personale e conseguenze collettive

La scuola e alcuni sport sono attività collettive che prevedono il contatto ravvicinato, cosa che di questi tempi è rischiosa perché aumenta la possibilità di contagio. Oltre ai protocolli di protezione da rispettare, si prevede che se un alunno o un giocatore dovessero essere trovati positivi al coronavirus, tutta la classe o la squadra dovrà essere messa in quarantena. Questo provvedimento è teso ovviamente a bloccare sul nascere un ulteriore diffusione del contagio. Ad alcuni può sembrare ingiusto o eccessivo, ma è chiaro che questo è uno di quei casi in cui vediamo come il problema di uno può diventare il problema di tutti, proprio come dicevamo nel post di ieri.

Da sempre si contesta a Dio il fatto di aver fatto ricadere su tutta l’umanità le colpe di Adamo ed Eva. Che responsabilità abbiamo noi per quello che il primo uomo ha fatto? E, soprattutto, perché dobbiamo pagare le conseguenze di qualcosa che ha fatto qualcun altro? Domande legittime, se davvero la colpa fosse di uno solo. È vero che quell’uno, come un ‘paziente zero’, ha dato via al virus del peccato, ma tutti i casi successivi sono frutto di un comportamento personale simile: Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato (Romani 5:12).

Ma quale fu la colpa di Adamo? Quella della disubbidienza a Dio, scaturita dal non avere avuto fiducia in quello che Dio diceva, nella scelta di volersi mettere al posto di Dio nello stabilire cosa fosse giusto e cosa sbagliato, nell’accusare Dio di essere colui che ha permesso questo, nel rifiutare il 99% dei doni di Dio per scegliere l’1% di quello che non poteva essere preso. Decisioni frutto di una libertà di scelta concessa da Dio, perché Dio vuole che l’uomo sia libero di scegliere, essendo però avvisato e quindi consapevole anche delle conseguenze delle proprie decisioni. Questo modus operandi non si è fermato ad Adamo, ma è stato ed è un atteggiamento comune a tutti. Quindi quel virus è parte integrante dell’uomo, ma ognuno lascia e permette che il virus continui la sua opera.

Ammetterlo e riconoscerlo, ci consente però di accedere alla soluzione messa in atto da Dio stesso: Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati… Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti (1 Corinzi 15:22; Romani 11:32).

Una grande azione personale attuata in Cristo per il bene di ognuno: Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo. Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti (Romani 5:12, 17-19).

Se essere stati contagiati dal virus covid-19 può anche non essere stato frutto di un comportamento personale errato, l’essere contagiati dal virus del peccato lo è senz’altro, al di là delle colpe del paziente zero che ha dato il via alla pandemia. Ma rinunceremmo forse, una volta contagiati, alla possibilità gratuita di guarigione? Pensiamo proprio di no. Trascureremo quindi forse anche questa gratuita offerta di salvezza (Ebrei 2:3)?

Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurvi a Dio… egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti. (1 Pietro 3:18; 2:24; vedi Isaia 53:5).


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