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Come è profondo il mare

Un’altra, ennesima sciagura in mare. Decine di uomini, donne e bambini in fuga dalle loro terre e affogati a poche centinaia di metri dalla riva. Alcuni sono ancora lì, dentro il mare. E sono circa 25.000 quelli morti nel Mediterraneo tra il 2014 e il 2022, cercando di raggiungere le nostre coste.

Come al solito, tra indignazione e rabbia, tra scarico di colpe e accuse, assistiamo all’ennesima polemica riguardante la questione degli immigrati "clandestini", su chi ha la responsabilità (di chi parte? di chi trasporta? di chi deve soccorrere? di tutti? di nessuno?). Abbiamo già affrontato il tema dell’immigrazione in altre occasioni (vedi p.es. i post Pescatori di uomini e La guerra nel cuore di Alina), ma vorremmo ricordare ancora che nella Scrittura abbiamo numerosi esempi di migranti di vario genere e per varie ragioni. Abramo e la sua famiglia lasciano la loro patria su indicazione di Dio, per poi attraversare nuovamente i confini in più occasioni alla ricerca di cibo in tempi di carestia. Anche suo figlio Isacco e suo nipote Giacobbe si trasferiranno in seguito a causa della carestia. Generazioni dopo, Naomi e la sua famiglia sono spinti dalla fame a migrare dalla terra di Giuda.

Giuseppe viene venduto dai suoi fratelli come schiavo in Egitto. Davide fugge dalla violenza del re Saul e cerca asilo presso i Filistei. Daniele e i suoi amici vengono esiliati dalla loro patria e finiscono per servire un governo straniero. Anche Gesù stesso, da piccolo, è costretto a fuggire, rifugiandosi in Egitto quando la gelosia di Erode minacciava la vita di tutti i bambini di Betlemme...

O ancora, il popolo di Israele, la cui fuga dall’Egitto viene tutt’oggi presa come esempio ed è diventata un modo di dire (‘esodo biblico’) usato proprio per le migrazioni di massa.

Ed ecco perché la Parola di Dio dà così tanta importanza a come trattiamo gli stranieri che vengono a rifugiarsi tra noi e maledice “chi calpesta il diritto dello straniero” (Deuteronomio 27:19).

Certo, i problemi sociali ci sono, ci vogliono leggi adeguate e garanzia che vengano rispettate, ma salvare vite di chi è in mare in cerca di una nuova speranza di vita è prioritario. Lo dovrebbero sapere bene gli italiani che su navi di ogni genere e per intere generazioni hanno cercato rifugio o nuove opportunità altrove. Anche loro hanno fatto viaggi spesso allucinanti per le avverse condizioni di navigazione e molti, troppi, sono naufragati provandoci. Basterebbe leggere, tra gli altri, il bellissimo libro di Gian Antonio Stella Odissee. Italiani sulle rotte del sogno e del dolore (Rizzoli, 2004), per poi, da cristiani, confrontarci con quello che ci dice la Parola di Dio.

Come è profondo il mare per coloro che cercavano in Italia, in Europa un futuro diverso. Come è profondo il mare dell’indifferenza. Ma il mare può anche essere il tragitto tra una terra ostile e un paese dove trovare, oltre all'accoglienza, chi parla loro di colui che può aprire una strada nel mare verso la salvezza (Isaia 43:16; Esodo 14:16, 21-22.), ma che può anche aprire occhi (Atti 26:18), mente (Luca 24:45) e cuore (Atti 16:14), per far loro conoscere la profondità, non di un altro mare, ma dell'amore di Cristo (Efesini 3:18), dal quale nessuno potrà più strapparli via (Romani 8:39).




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