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I segni dei tempi (2): Alla ricerca di nuovi maestri

La nostra mente nel corso della sua vita raccoglie e codifica un numero impressionante di informazioni. Tutto quello che ci circonda influenza, in un modo o nell’altro, la nostra mente. Ogni giorno siamo coinvolti in relazioni ed esperienze che diventano pezzi di vita che la nostra mente elabora. Tutti quelli che hanno a che fare, direttamente o indirettamente, con noi (e noi con loro) portano “attacchi” alla nostra mente: familiari, amici, colleghi, estranei o conoscenti … musica, TV, radio, internet, social, giornali, pubblicità, ecc. Qualcuno ha calcolato che dopo settant’anni di vita nella nostra mente sono contenute ben 15.000 miliardi di informazioni, opportunamente distinte tra loro. E questo è ancora più amplificato oggi se pensiamo che siamo nel tempo della iper-informazione (o infodemia, la pandemia da informazione), tempo unico nella storia, mai esistito prima. Potenzialmente siamo in un periodo storico dove tutti possono essere in grado di conoscere e sapere tutto, stando semplicemente chiusi nella propria stanza. Chiunque può entrare in quella stanza, attraverso il nostro smartphone o computer e quindi entrare nella nostra mente per raccontarci qualcosa. Qualcuno mai visto, di cui generalmente non sappiamo niente e che influenza le nostre menti (vedi post Giù le mani dai miei pensieri!), come diceva un celebre pubblicitario americano, Edward Bernays, parente di Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, parlando di quella che lui avrebbe definito la ‘”fabbrica del consenso”: «siamo governati, le nostre menti sono plasmate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite in gran parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare prima». E questo nel 1928! Quanto di più è valido questo oggi? Quanto di più oggi chi ci vuole influenzare sa dei nostri gusti, delle nostre abitudini, dei nostri desideri, che spesso loro stessi hanno creato con la loro opera di influenza della nostra mente? Oggi questi sistemi sono al loro massimo, sempre più raffinati. Questo modo di agire viene anche sempre di più accompagnato da quella che è definita come post-verità, che indica la sostituzione della realtà con una sua versione di comodo.

Ma il problema, come sostiene uno dei più importanti giornalisti e analisti esperti di comunicazione televisiva e WEB, Craig Silverman, non è solo “moderno”: «Il problema, al fondo, non è tecnologico, il problema sta nella natura umana, nel fatto che adoriamo ciò che conferma la nostra visione del mondo».

Ed eccoci a uno degli altri segni dei tempi, indicatoci dalla Scrittura: Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole (2 Timoteo 4:3-4). Il “prurito di udire” porta sempre di più a una ricerca di “maestri”, ma che ci devono raccontare solo quello che vogliamo sentirci dire, che assecondino le nostre “proprie voglie”. Questo porta a un sempre più deciso allontanamento “dalla verità” arrivando anche a credere alle “favole”, cioè a cose false purtroppo spacciate per vere, magari mescolandole con piccoli elementi di verità, tanto per farci nascere il dubbio, che aprirà la strada al falso (vedi il post La strategia del dubbio).

Come reagire? Dal punto di vista più generale, affidandoci a fonti sicure, provate, competenti, anche quando non è esattamente quello che ci piacerebbe sentirci dire.

Dal punto di vista spirituale, visto il crollo delle fondamenta di cui parlavamo nel precedente post e visto che “lo Spirito dice esplicitamente che nei tempi futuri alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demòni, sviati dall’ipocrisia di uomini bugiardi, segnati da un marchio nella propria coscienza” (1 Timoteo 4:1-2), dobbiamo tornare a quella “sana dottrina” che molti non sopportano più: Così dice il SIGNORE: «Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre! (Geremia 6:16).

Ognuno di noi dovrebbe stare “attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che contraddicono” (1 Timoteo 1:9), “affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore” (Efesini 4:14).

Insomma, più che ai “maestri” di Facebook, dovremmo imparare a Face the Book (‘guardare al Libro’), il libro del Maestro, “perché uno solo è il vostro Maestro” (Matteo 23:8). Un Maestro che non cerca like, un Maestro“nella cui bocca non si è trovato inganno” (1 Pietro 2:22).


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