Sta prendendo sempre più piede nella società la figura del negazionista, cioè di colui o colei che, anche davanti a fatti ben attestati e ampiamente dimostrati, non accetta la verità che viene proposta. Certamente tutti noi sappiamo quanto l’informazione possa essere guidata e manipolata e quindi far sorgere dubbi, a volte concreti, sulla veridicità di quanto sentiamo, leggiamo o vediamo. Anzi, con l’aumentare dei mezzi di comunicazione di massa, e con essi l’impressionante mole di informazioni veicolate, sembra che, insieme con chi accetta tutto senza nessuna attività di critica, c'è chi è sempre più propenso a mettere in dubbio quello che viene proposto, se non proprio a negarlo in maniera categorica. E dentro il negazionismo ci finisce di tutto: storia, attualità, scienza, ambiente, fede, ecc.
Troviamo descritti vari negazionisti anche nella Bibbia. Il primo, padre e ispiratore di tutti coloro che negano la verità, è senz’altro il serpente, figura di Satana, che troviamo nelle prime pagine della Genesi. È lì che prendono vita la strategia del dubbio, le fake news, la post-verità e, appunto, il negazionismo. Come abile seduttore e manipolatore, il serpente insinua nell’essere umano il dubbio su quello che Dio ha realmente detto, ne cambia le parole, ne toglie alcune e ne aggiunge altre, arrivando poi a negare con forza le affermazioni di Dio. Di questo abbiamo già avuto modo di parlare nel post La strategia del dubbio.
C’è poi chi nega la stessa esistenza di Dio (Salmo 10:4; 14:1), chi la natura di Gesù come Figlio di Dio e Signore (1 Giovanni 2:22-23; Giuda 4) e chi la realtà della resurrezione (Luca 20:27 e seguenti). In questi giorni che ci avvicinano alla Pasqua, è importante ricordare che non c'è fede cristiana se si nega la resurrezione: Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c’è risurrezione dei morti? Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede... Se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati (1 Corinzi 15:12-14,17). Lo crediamo o siamo come Tommaso, che rifiutava di credere a un Cristo risorto e vivente se non gli venivano fornite prove concrete (Giovanni 20:25)? Eppure di prove ce ne sono in abbondanza: dalla tomba vuota e le seguenti reazioni e azioni (vedi post Reazioni davanti alla tomba vuota), alla testimonianza diretta dei discepoli e poi di oltre 500 persone (1 Corinzi 15:3-6; Atti 1:2-3), fino alle testimonianze storiche extra-bibliche (vedi Giuseppe Flavio Antichità Giudaiche, XVIII, 63-64). Nonostante queste evidenze, si è continuato a mettere in discussione la resurrezione di Gesù, arrivando apertamente a negarla.
Purtroppo questo tipo di negazionismo è ben presente anche oggi, o meglio, ancora di più oggi. Ma dalla nostra accettazione o negazione di Dio, della sua persona, del suo ruolo, del suo piano per l’uomo che passa attraverso l'opera del Figlio, dipende il nostro futuro eterno. Accettare vuol dire credere per avere la vita; negare vuol dire rifiutare la stessa esistenza di Dio e quindi anche il suo piano di salvezza, con le sue tragiche conseguenze.
Se invece siamo di quelli che non negano Dio e la sua salvezza, allora troveremo grazia presso di lui, una grazia che non ci verrà negata: Benedetto sia Dio, che non ha respinto la mia preghiera e non mi ha negato la sua grazia (Salmo 66:20). Credere in lui e alla resurrezione di Gesù vuole infatti dire essere salvati: perché, se con la bocca avrai confessato Gesú come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato (Romani 10:9).
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