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Influenzati o influencer?

Cosa si intende quando parliamo di una persona influente, oggi comunemente definita influencer? Leggiamone una definizione: «Termine utilizzato in ambito pubblicitario per indicare quelle persone che, essendo determinanti nell’influenza dell’opinione pubblica, costituiscono un target importante cui indirizzare messaggi pubblicitari, al fine di accelerarne l’accettazione presso un pubblico più vasto.»

Si tratta quindi fondamentalmente di qualcuno che, usando la propria immagine e persona, fa incrementare le vendite di certi prodotti che lui/lei mostrano, usano o indossano.

Ma sempre di più abbiamo figure di influencer che entrano anche nella vita politica e sociale di un determinato paese o addirittura del mondo intero, influenzandone le scelte. Vediamo quindi quest’altra definizione: «Nella teoria dell’opinione pubblica, per soggetto influente si intende un individuo che è in grado di influenzare in modo rilevante le opinioni e gli atteggiamenti degli altri in ragione della sua reputazione e autorevolezza rispetto a determinate tematiche o aree di interesse. In questa accezione, la figura dell’influente coincide, o è molto vicina, a quella del leader d’opinione (opinion leader)... colui che, avendo un ampio seguito di pubblico, è in grado di raggiungere con i suoi messaggi un numero potenzialmente alto di individui, creando così i presupposti per una propagazione su larga scala dei messaggi medesimi attraverso il passaparola», normalmente usando i diversi social media.

Se tutto questo possa avere un effetto positivo o negativo dipende ovviamente dal messaggio che l’influencer diffonde e dall’esempio che egli stesso fornisce. Purtroppo nel mondo che ci circonda ci sono sicuramente più cattivi influencer che mandano messaggi negativi, ma che vengono comunque ampiamente seguiti, che esempi positivi.

Da sempre il più grande influencer è quello che fa questo mestiere dall’inizio del mondo: Satana. Lo ha fatto così bene da essere stato preso come modello dai manuali di tecnica pubblicitaria[1]. Non si presenta in prima persona, ma usa tutti i mezzi e le persone che ritiene utili ai suoi scopi, per “vendere” i suoi prodotti, con l’arte della seduzione e dell’inganno (vedi anche i post La strategia del dubbio e I segni dei tempi (2): Alla ricerca di nuovi maestri).

Ma oggi vogliamo concentrarci sugli influencer positivi, quelli che con il loro esempio possono diventare modelli da imitare e seguire. Per farlo andiamo, come sempre, alle pagine della Bibbia, partendo dal modello ideale, Gesù, che ci invita a seguire il suo esempio di amore e servizio: Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io (Giovanni 13:15). Gesù lo ha detto dopo aver lavato i piedi ai discepoli. A tutti i discepoli, anche a Giuda, che lo avrebbe tradito poco dopo. Quando è stata l’ultima volta che abbiamo “lavato i piedi” a uno come Giuda...?

Dopo avere presentato sé stesso come modello, vuole fare di coloro che credono in lui degli influencer positivi con uno scopo preciso: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli (Matteo 5:16). Essere di esempio, essere luce, sale e profumo per avvicinare le persone a quel Signore che li vuole salvare.

Così è stato per la vita di coloro che hanno seguito Gesù, questo era il loro vero obiettivo, privo di ogni secondo fine, di desiderio di un guadagno, di un tornaconto personale. Ed ecco cosa ci dice l’apostolo Paolo: Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere vita eterna (1 Timoteo 1:16); Siate miei imitatori, fratelli, e guardate quelli che camminano secondo l’esempio che avete in noi (Filippesi 3:17); Prendi come modello le sane parole che hai udite da me, con la fede e l’amore che si hanno in Cristo Gesù (2 Timoteo 1:13). Paolo poteva presentarsi come esempio da seguire per un unico e fondamentale motivo: Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo (1 Corinzi 11:1).

A questo sono chiamati i credenti, anche quelli più giovani, assidui frequentatori di social molto influenti: Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza (1 Timoteo 4:12).

Tutti i credenti lo possono fare anche per fronteggiare vittoriosamente il grande influencer negativo del giardino dell’Eden: presentando te stesso in ogni cosa come esempio di opere buone; mostrando nell’insegnamento integrità, dignità, linguaggio sano, irreprensibile, perché l’avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire contro di noi. (Tito 2:7-8).

A volte questo può anche avere un prezzo, come è stato, in maniera ben più grande, per Gesù: Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio perché seguiate le sue orme (1 Pietro 2:21).

Sì, Gesù ci ha indicato la via affinché diventassimo suoi influencer per portare gli altri a lui, anche i Giuda, anche quelli che, increduli e pieni di pregiudizi verso coloro che credono in Dio, ne parlano male: “affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà” (1 Pietro 2:12).

[1] Si veda, per esempio, il capitolo “Da Satana a internet” in Marco Vecchia (2003) Hapù. Manuale di tecnica della comunicazione pubblicitaria. Milano: Lupetti, p. 23-24.

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